L’ex sindaco De Vallier cede al Covid Lottò per i confini della Marmolada

ROCCA PIETORE
Il Covid si porta via Massimo De Vallier, l’ex sindaco di Rocca Pietore che lottò per i confini della Marmolada. La notizia è arrivata ieri, a metà pomeriggio.
«Ero collegato in video conferenza per una delle numerose riunioni online», ha detto il sindaco attuale, Andrea De Bernardin, «e ho ricevuto la telefonata del nostro medico di base che mi informava della morte dell’ex sindaco Massimo De Vallier. È grande il dispiacere di tutti qui in municipio. Alla sua famiglia vanno le mie più sentite condoglianze e a lui, ad un collega che mi ha preceduto e che ha “abitato” questo ufficio dal 1990 al 1999, va il mio pensiero».
De Vallier, 64 anni, era ricoverato da parecchi giorni in rianimazione a Belluno dopo essere stato contagiato dal Covid ai primi del mese.
«Un caso», dice De Bernardin, «che ai sanitari era apparso subito particolare. Massimo non aveva problemi di salute e conduceva una vita regolare, senza eccessi».
Negli ultimi giorni c’erano stati dei segnali di miglioramento, ma poi la situazione è precipitata.
«Mi tenevo sempre in contatto con la moglie Claudia», dice Maurizio De Cassan, sindaco del paese dal 1999 al 2009, «sabato ci siamo sentiti e mi aveva detto che la febbre si era abbassata e che stava un po’ meglio. Adesso, invece, è arrivata questa notizia che mi provoca tanto dispiacere».
De Cassan aveva condiviso con De Vallier entrambe le legislature. Nel 1990, dopo gli anni del senatore Dino Riva, Massimo De Vallier era stato nominato dal consiglio comunale (nella maggioranza targata Democrazia Cristiana c’era anche il presidente della Comunità montana, Elio Daurù) perché non c’era ancora l’elezione diretta del sindaco. Cosa che, invece, era diventata legge nel 1995 quando la cittadinanza lo aveva confermato alla guida del paese. Dopo i due mandati da sindaco, il geometra De Vallier si era ritirato completamente dalla vita amministrativa e si era dedicato alla professione: con la moglie (il figlio Marco vive a Bologna) aveva un’agenzia immobiliare a Caprile, che porta il nome della montagna del suo paese, la “Marmolada”. E proprio in difesa dei confini della “Regina delle Dolomiti” aveva profuso grande impegno nel ruolo di sindaco.
«Era andato più volte a Roma», ricorda De Cassan, «aveva anche cambiato avvocato prendendone uno della capitale per fare il ricorso al Consiglio di Stato contro il decreto Pertini del 1982 che aveva dato la Marmolada ai trentini. Purtroppo lo sforzo fu vano perché il Consiglio di Stato nel 1998 bocciò il ricorso con cui chiedevamo il ripristino dei confini storici».
Lo stesso De Cassan lo ricorda, oltre che come caro amico e persona cordiale, come un amministratore competente «che», dice, «ha sempre portato avanti tutte le iniziative in favore della comunità».
Nonostante la giovane età aveva dimostrato grande risolutezza. Così lo tratteggia l’amico e quasi coetaneo Fabiano Nicolao per tanti anni all’ufficio anagrafe in municipio.
«Era un tipo che parlava con tutti», dice, «ma quando prendeva una decisione era determinato e andava fino in fondo alle questioni che gli stavano a cuore come per esempio il campo sportivo di Boscoverde che aveva voluto fare con l’illuminazione».
Bepi Pellegrinon, che negli stessi anni era sindaco di Falcade, lo definisce «persona molto corretta con cui si poteva ragionare anche se partivamo da posizioni diverse. Con lui la discussione era sempre libera e senza remore». —
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