L’ex sindaco di Cortina Franceschi è ormai fuori dall’incubo
CORTINA
Il tempo è amico del sindaco. I reati contestati all’ex primo cittadino di Cortina, Andrea Franceschi, se non sono già tutti prescritti, saranno presto dichiarati estinti. Un anno fa il difensore Maurizio Paniz ha presentato ricorso in Cassazione e, fino a ieri, l’udienza romana non era ancora stata fissata. Tenuto conto che c’è un preavviso di 30 giorni, se ne parlerebbe come minimo ad aprile: fuori tempo massimo, visto che la vicenda di appalto sui rifiuti, etilometro e telelaser è del 2011. Ci sono state delle sospensioni della prescrizione, ma secondo i conti della difesa, solo un reato potrebbe essere ancora valido fino al prossimo autunno.
Il discorso non vale solo per Franceschi, ma anche per gli altri imputati: il vicesindaco Enrico Pompanin, l’assessore Stefano Verocai e l’imprenditore Teodoro Sartori: «I tempi della suprema Corte di Cassazione sono questi», sottolinea Paniz. «Intanto il ricorso dovrà essere dichiarato ammissibile, dopo di che mi sarebbe piaciuto giocarmela a Roma e ottenere l’annullamento della sentenza della Corte d’Appello di Venezia, cioè una sorta di assoluzione nel merito. Ma davvero tutto potrebbe essere dichiarato prescritto dai magistrati capitolini, in questo caso i reati sarebbero estinti».
Come se non fossero mai stati commessi. Franceschi e gli altri imputati avevano già avuto un sostanzioso sconto in Appello. Franceschi è passato da tre anni e sei mesi a nove mesi e 200 euro; Pompanin da due anni e otto mesi a otto mesi e 140 euro, Sartori da due anni e sei mesi a otto mesi e 140 euro e Verocai da un anno e quattro mesi a quattro mesi. Nessun risarcimento danni per la dirigente comunale e grande accusatrice Emilia Tosi, che a Belluno si era vista riconoscere 10 mila euro, mentre il comandante della polizia locale Nicola Salvato aveva ritirato la costituzione di parte civile durante il dibattimento, a fronte del risarcimento.
Le accuse mosse dall’allora procuratore capo bellunese Francesco Saverio Pavone andavano dalla turbativa d’asta fino alla minaccia a pubblico ufficiale. La Corte d’Appello ha spiegato che l’appalto dei rifiuti era stato cucito su misura addosso all’imprenditore Sartori, ma «senza alcuna prospettiva di arricchimento personale da parte degli amministratori» del Comune di Cortina. Nessuno voleva guadagnare dei soldi alle spalle del Comune, in poche parole.
Tutti gli imputati si sono visti riconoscere le attenuanti generiche «per la loro ridotta capacità criminale e anche e per il comportamento processuale». Sono sempre stati presenti alle udienze e hanno rilasciato dichiarazioni spontanee. Lette le 48 pagine di motivazioni della corte veneziana, è stato steso il ricorso in Cassazione. Nel frattempo l’amministrazione comunale è cambiata: «Secondo i conti che ho fatto io con la penna, siamo già arrivati alla prescrizione», osserva l’avvocato Massimo Antonelli, il difensore di Teodoro Sartori, «aspettiamo ancora qualche giorno per averne la certezza, ma ci siamo. In più, abbiamo guadagnato ancora un mese». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi