Libertà, pace e giustizia nel nome di Attilio Tissi
VALLADA. «A uomini giusti come Attilio Tissi dobbiamo il nostro libero sentire, per questo dobbiamo onorarli non solo il 25 aprile, ma in tutti i momenti della nostra vita sociale, politica e amministrativa». È toccato all'ex sindaco di Belluno, Ermano De Col, sottolineare l'importanza della sobria commemorazione svoltasi lungo la strada che porta alla chiesa di San Simon a Vallada.
Qui è stata infatti inaugurata la nuova lapide (quella originale del 1963 era diventata ormai illeggibile) in ricordo del senatore Attilio Tissi. Se nell'agosto scorso aveva detto no all'Anpi per la commemorazione del suo illustre concittadino a Vallada, ieri il sindaco Luchetta era presente con la fascia e ha esordito evidenziando che «non si poteva scegliere miglior giornata per ricordare Attilio e per inaugurare il nuovo cippo in sua memoria». Luchetta ha ammonito sul rischio di perdere il profondo significato del 25 aprile e ha fatto proprie le parole del presidente della Repubblica, Mattarella, legandole alla figura di Tissi.
«Libertà, pace e giustizia - ha detto - sono i principi morali che hanno contraddistinto la vita e la figura di Attilio Tissi. Principi che abbiamo il dovere di ricordare, di tramandare alle attuali e future generazioni, non commettendo l'errore di darli per scontati perché non lo sono mai stati. Ma soprattutto questo lo dovremo fare nella quotidianità e non solo il 25 aprile». A spiegare quali siano stati i principi morali di Tissi è stato Ermano De Col, intervenuto fra Claudio Antonio Luchetta (che ha tratteggiato in maniera dettagliata il Tissi alpinista) e Bepi Tissi (che ha messo in luce il padre imprenditore). «A me pare giusto davanti alla lapide di un uomo giusto - ha detto Ermano De Col - pensare che nella storia le date sono importanti, gli eventi si susseguono, ma che la storia la scrivono gli uomini che hanno provato e trovato la dignità, che non si sono piegati di fronte al sopruso e alla violenza. Il 25 aprile 1945 tutti erano in piazza gioiosi per la liberazione avvenuta, ma molti di questi negli anni precedenti la dignità non l'avevano proprio praticata. Se ne erano invece fatti carico pochi altri e Tissi se ne era fatto carico ancora prima perché aveva rifiutato ogni apparentamento con il regime che lui, uomo di pace, aveva sempre condannato per i metodi brutali e violenti con cui, anche in queste terre, si era imposto».
Per De Col, Tissi si era collocato nell'antifascismo militante molto prima del 25 luglio e dell'8 settembre 1943, prima dei «due anni di durissima lotta in cui provò tutte le miserie e le aberrazioni delle torture, della persecuzione, degli arresti e delle ansie». Una collocazione valoriale dalla quale Tissi non si mosse nemmeno dopo la guerra. «La montagna fu per lui liberazione - ha detto De Col - fu un confronto di uomo e di spirito libero, non fanatico, e questa caratteristica gli permise di essere un mediatore altissimo e un punto di riferimento sicuro e di frenare la ferocia e la vendetta dopo il 25 aprile».
Ma fu anche uno di quegli imprenditori "grandi" e "coscienti" che permisero all'Italia di risollevarsi. «La sua fu un'impresa edile di eccellenza - ha concluso De Col, ricordando la battaglia contro la silicosi - che nasceva da un retaggio importante dei sacrifici della guerra di liberazione nell'attesa di far germogliare i valori e i principi che vedono sempre al centro l'uomo e la sua capacità di cedere alla tentazione del malgoverno, del sopruso e della violenza o di cercare quello che sembra semplice, ma non lo è sempre: la coerenza e la dignità».
Gianni Santomaso
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