Licenziamento Pauletti, Piave Maitex accusata di condotta anti sindacale

La Fictel Cgil presenta un doppio ricorso contro l’azienda feltrina: «La loro è un’intimidazione che lede i nostri diritti»



La Piave Maitex è sotto accusa per condotta anti sindacale e subirà un doppio ricorso contro il licenziamento di Diego Pauletti. Dopo un lungo periodo in cui ha cercato di tenere ad un livello minimo il conflitto con l’azienda, ora la Filctem Cgil ha deciso di alzare il tiro, affiancando all’avvocato Francesco Rasera Berna, che ha seguito la vicenda fin dal principio, anche l’avvocato Franco Focareta che coordina il collegio difensivo della Fiom nazionale ed ha seguito le vertenze più controverse, come quella della Fiat di Melfi. C’è un diritto fondamentale da affermare, quello ad esercitare l’attività sindacale, diritto che, secondo la Filctem bellunese, Piave Maitex ha violato facendo seguire Pauletti da due investigatori privati e infine licenziandolo per “uso improprio dei permessi sindacali”.

«Pauletti è stato fotografato mentre era al bar insieme a me», spiega la segretaria della Filctem, Denise Casanova, «durante la pausa di un direttivo». Ieri Casanova ha riunito al Centro Giovanni XXIII tutti i delegati Filctem affinché fossero presenti alla conferenza stampa di presentazione dei due ricorsi a tutela non solo di Pauletti, ma di tutto il mondo sindacale. La segretaria ha riassunto la vicenda: lo storico impegno di Pauletti alla Maitex come delegato sindacale, ma anche come rappresentante della sicurezza dei lavoratori, ruolo per il quale si è speso con attenzione. «Un’attività che ha dato molto fastidio all’azienda».

A far scattare il contenzioso è stata, un anno fa, un’intervista rilasciata da Pauletti, che invitava l’azienda ad un confronto costruttivo per il suo rilancio. «Voleva solo riallacciare un dialogo interrotto unilateralmente dall’azienda», sottolinea Casanova, ma la Piave Maitex che è di proprietà dell’ex presidente di Confindustria Belluno, «gli ha contestato il grave danno di immagine sanzionandolo con un ammonimento. In quell’occasione abbiamo scelto il basso profilo e il giudice ci ha dato ragione».

Tutti pensavano che fosse finita lì, invece Maitex ha deciso di far seguire Pauletti, che se n’è accorto e ha subìto un periodo di forte turbamento denunciato anche ai carabinieri, fino a licenziarlo, appunto, dopo che era stato avvistato fuori dall’ufficio della Cgil.

«L’attività sindacale non si fa per forza in ufficio, ma anche per strada, al bar, a casa», sottolinea l’avvocato Focaretta. «Non si possono porre limiti alla libertà sindacale. È ovvio che l’uso dei permessi sindacali deve essere proprio, ma non è contestabile come debba essere esercitata l’attività sindacale. L’azienda è perfettamente consapevole di questo e che il licenziamento di Pauletti è illegittimo, ma ha deciso di forzare la mano perché voleva mettere Pauletti, che dava fastidio, fuori dallo stabilimento. Tutto ciò, però, va oltre la vicenda in questione e rappresenta un attacco diretto al sindacato. Per questo non è più possibile tenere un basso profilo. La condotta di Piave Maitex è plurioffensiva, lede il lavoratore e tutto il sindacato».

Questa mattina, come spiega l’avvocato Rasera Berna, verrà depositato il ricorso per condotta anti sindacale (art. 28 dello Statuto dei lavoratori) e nei prossimi giorni quello contro il licenziamento. Il primo ha, in genere, uno svolgimento molto rapido e se l’azienda non dovesse dar seguito al provvedimento del giudice, andrebbe incontro a sanzioni penali.

«Quella di Piave Maitex è un’autentica intimidazione. Negli anni il sindacato ha saputo evolversi», conclude il segretario provinciale della Cgil, Mauro De Carli, «dovrebbero farlo anche i datori di lavoro, che invece non rinunciano ai vecchi metodi». —



Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi