L’idea “bio” per sfruttare la purezza della montagna
COMELICO SUPERIORE. C'è una cosa in particolare che distingue l'alta montagna bellunese dal resto della provincia: la purezza.
Le pendenze, la frammentazione fondiaria, le normative, i costi hanno infatti impedito a colture intensive, ma più in generale a coltivazioni di qualsiasi tipo, di insediarsi in gran parte dei comuni in quota. Ne risulta che grandissima parte di quei terreni sono incontaminati per l'assenza di pesticidi e diserbanti, come i prati, che ancora vergini sono ricchi di biodiversità.
Così preziosi che a Lattebusche è venuta un'idea che due settimane fa si è convertita in una proposta che potrebbe salvare molti degli allevatori che operano lassù tra i monti: perché non partire da questo vantaggio per trasformare le stalle altobellunesi in aziende biologiche? «Ho già fatto fare la visita ispettiva a un tecnico per valutare il costo della conversione», esclama Mirko Zandonella Callegher di Valgrande, che ha da poco una stalla nuova di zecca e che quindi ci metterebbe davvero poco ad adeguare il tutto, «se il costo non è esoso si può fare, purché la cooperativa tuteli anche i nostri interessi. Non posso pensare di spendere decine di migliaia di euro per entrare in un mercato che potrebbe durare un paio d'anni. Dobbiamo avere la garanzia che questa prospettiva abbia un termine lungo e sicuro».
«Il Veneto non è tutto uguale», sbotta, «siamo diversi da Padola a Costalta, figuriamoci da Padola a Padova. Il problema è che non lo capisce nessuno, ma in questo modo potremmo avere i contributi che ci spettano».
Diventare produttori di latte biologico sarebbe il movente per essere pagati di più. «Questi investimenti vanno fatti non soltanto per la gloria personale», esclama Marcello Martini Barzolai di Carazzagno, «l'arrivo del biologico non farebbe che certificare la naturalità delle nostre terre. Io sono assolutamente favorevole e noi siamo pronti già da tempo a farlo. Dover alimentare le nostre vacche a cereali biologici potrebbe incentivarne la coltivazione nel resto della provincia, creando una filiera del biologico più allargata».
Marcello da tempo pensa anche a un'altra sperimentazione, quella a latte di solo fieno, una realtà per molti allevamenti del Trentino Alto-Adige: «Il rischio di agganciare questo tipo di mercati è che ciò porti al deprezzamento del latte “normale”. Per evitarlo dobbiamo definire meglio il concetto di “qualità” del prodotto».
Comelico Superiore conta meno di 2300 abitanti, in calo costante: «Il progresso ha portato alla riduzione drastica delle aziende agricole, quando soltanto 60 anni fa tutte le famiglie avevano una bestia dietro casa. Io ho iniziato a fare questo lavoro dopo le superiori e l'ho appreso dalla mia famiglia, che lo fa da decenni. Per questo dico: piuttosto che la biodiversità, dovremmo preoccuparci di conservare l'uomo allevatore». (f.v.)
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