L’Ideal Standard è a rischio chiusura
TRICHIANA. Si complica la situazione per l’Ideal Standard di Trichiana. Nel vertice di ieri al ministero per lo Sviluppo economico, la dirigenza del gruppo ha parlato di riduzione di produzione e anche di chiusura di uno dei tre stabilimenti.
Quello di ieri doveva essere l’incontro per conoscere il piano industriale dell’Ideal Standard, anche in vista della scadenza, a dicembre, dei quattro anni di contratti di solidarietà. Ai sindacati, invece, è stato snocciolato un elenco dei possibili scenari per i tre siti produttivi di Orcenico, Roccasecca e Trichiana, in considerazione della crisi del mercato. Scenari che preoccupano sempre di più i sindacati. «Il mercato è stato più negativo di quanto previsto e le prospettive sono di un calo anche nei prossimi anni», precisa Giuseppe Colferai, segretario della Filctem Cgil: «La capacità produttiva degli stabilimenti è di 2 milioni di pezzi, mentre il mercato oggi arriva a 1-1,2 milioni al massimo».
Gli scenari possibili. Tra le prospettive ventilate dall’azienda, c’è l’importazione di volumi produttivi in Italia da altri stabilimenti, l’utilizzo di altri ammortizzatori sociali o l’introduzione del part time per tutti i siti. A queste si aggiunge la vendita di uno o più stabilimenti, la chiusura di uno o il ridimensionamento della produzione di tutti e tre. Prospettive che rendono sempre più incerto il futuro per i 530 lavoratori dell’ex Ceramica di Trichiana.
La reazione dei sindacati. Di fronte a queste prospettive, insorgono i sindacati. «I tre siti devono rimanere produttivi, perché ridurre la produzione in tutti e tre significherebbe portarli a breve alla chiusura e questo non deve avvenire», replica secco Colferai. Sulla stessa lunghezza d’onda si sintonizza il segretario della Femca Cisl, Nicola Brancher: «Tra i sei scenari possibili che ci hanno rappresentato, quello della chiusura di uno dei tre stabilimenti è stato rinviato immediatamente al mittente e così pure quello della riduzione della produzione su tutti i siti. Quest’ultima, a nostro avviso, è la soluzione peggiore, perché sarebbe l’anticamera alle chiusura dei tre stabilimenti».
Su questa posizione anche il Mise. I responsabili del ministero hanno ribadito che non si debba parlare di chiusure e si sono impegnati a convocare a Roma la “Bain capital private equity”, proprietaria dell’Ideal Standard international. «Il ministero ha richiamato alla responsabilità la proprietà, che dovrà spiegarci cosa intenda fare e se abbia intenzione di produrre ancora ceramica in Italia: come, quando e con che numeri», sottolinea Colferai.
Le Rsu e i lavoratori. «Onestamente ci aspettavamo un quadro pesante, ma sentirselo dire è sempre un colpo», sono le parole di Gianni Segat della Rsu dell’ex Ceramica trichianese, che si dice spaventato per l’opzione che parla di un ridimensionamento di tutti i siti: «Significherebbe chiuderli e questo dopo tutti i sacrifici fatti dai lavoratori. Sacrifici su cui la proprietà ieri non ha fatto alcun cenno, come invece ci saremmo aspettati». Per le Rsu, una delle soluzioni possibili potrebbe essere «riportare in Italia la produzione, ma fare questo diventerebbe insostenibile, visto che il mercato è fermo».
Intanto, domani si terranno a Trichiana le assemblee coi lavoratori, «il vero momento di confronto», tengono a precisare Segat e Brancher.
Intanto, il 20 giugno è previsto un incontro al ministero del Lavoro per capire se ci sia la possibilità di avviare nuovi ammortizzatori sociali; a luglio si attende la nuova convocazione al Mise per discutere del vero piano industriale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi