Lidia, il quarto compleanno senza Ismail

La mamma del piccolo avuto da Ismar Mesinovic continua a sperare: «Non ho novità dalla Siria e nessun contatto in corso»
Di Gigi Sosso

PONTE NELLE ALPI. Un altro compleanno da sola. Lidia Solano Herrera festeggerà con malinconia, a Ponte nelle Alpi, i quattro anni di Ismail Davud, il figlio avuto da Ismar Mesinovic, che si troverebbe in Siria, non si sa dove. Era stato l’imbianchino bosniaco, trapiantato a Longarone a portarlo con sé con il macedone Munifer Karamaleski, nel dicembre di due anni fa al momento di arruolarsi nell’Is, l’autoproclamato stato islamico. La scusa era quella di andare dai nonni a Doboj, nella repubblica di Bosnia. Mesinovic è morto nel gennaio dell’anno dopo in combattimento ad Aleppo, mentre di Karamaleski e della sua giovanissima famiglia non si è più saputo nulla, a Palughetto di Chies d’Alpago.

La cubana Solano Herrera aspetta da allora notizie sicure del suo piccolo, dopo averlo riconosciuto in una fotografia, che però si è rivelata di altri tempi, e dopp aver fatto un viaggio in Turchia, al confine con la Serbia, con un giornalista della trasmissione televisiva Announo: «Non so ancora nulla», dice al cellulare, in un sabato mattina libero dal lavoro, «il 4 settembre ci sarà il compleanno di Ismail e a dicembre saranno giusto due anni che, purtroppo, non lo vedo. Ma non ho smesso di sperare di poterlo riabbracciare. Ho ancora fiducia e auspico che mi venga restituito presto e in buona salute».

La voglia di stringerlo è la stessa di quando l’ha messo al mondo. Tutte le possibilità vanno inseguite, compresi i contatti con i musulmani residenti in provincia. Mesinovic frequentava la moschea “Assalam” di Ponte nelle Alpi, ma a Feltre c’è “Un passo verso la speranza” con il tunisino Mohsen Chemingui. Lo conosce? Ha mai avuto informazioni da lui o proposte di andare in Siria, per riportare a casa il bimbo? «Non l’ho mai visto e, dunque, non ci ho mai parlato. Non so se davvero se sappia qualcosa di Ismail Davud. La verità è che nessuno mi ha più detto niente di sicuro».

Chemingui ha staccato il cellulare e chissà cosa può sapere, anche adesso che in Siria c’è qualche italiano, come Maria Giulia Sergio, alias Fatima Az Zahra, la 27enne napoletana partita da Inzago, in provincia di Milano, con il marito albanese Aldo Kobuzi. I genitori e la sorella sono in carcere a San Vittore, dopo essere stati reclutati e convinti a partire per il Medioriente, ma proprio in questi giorni starebbe per essere presentata un’istanza di scarcerazione. Solano Herrara non ha fatto altri viaggi verso il Levante: «Non ci sono andata e non so nemmeno se potrei andarci, ad ogni modo non ho smesso di sperare. Ismail è il mio unico figlio e rimarrà tale. So che è vivo e devo solo avere pazienza. Confido anche in Dio, che me lo restituisca quanto prima».

Non specifica quale dio, ma i tempi del matrimonio con Mesinovic sono lontani. L’unico che conta è il suo piccolo.

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