Lilt, chiuso l'ambulatorio per il controllo dei nei sospetti

Da settembre la Lilt cerca un dermatologo, purtroppo senza successo. Sospesi anche gli screening per le lesioni al cavo orale. Il presidente Leonardi: «Ho l’impressione che non apriranno più»
BELLUNO. Se non succede un miracolo, l’ambulatorio dei nei, messo in piedi dalla Lilt dieci anni fa, rischia di non aprire più. E così pure quello per la scoperta delle lesioni del cavo orale. Entrambi gli ambulatori sono chiusi da settembre.


Reperire un dermatologo e soprattutto uno che voglia venire a lavorare a Belluno non è impresa facile. E così le oltre 2 mila persone che dal 2007 si sono fatte seguire periodicamente dal servizio - voluto dalla sezione provinciale della Lega italiana per la lotta ai tumori - resteranno senza un punto di riferimento. E la cosa non è di poco conto. In questi anni, infatti, il servizio è stato decisivo per tantissimi bellunesi, ma non solo (l’attività attirava utenti anche da fuori provincia), salvati grazie alla scoperta di melanomi durante le visite della Lilt.


Il problema era scoppiati già la scorsa primavera, una volta che la dermatologa che seguiva l’ambulatorio due volte a settimane era stata assunta dall’Usl 1 Dolomiti. Per la professionista è diventato impossibile esercitare la sua professione anche in altri ambiti. A dire la verità, visto che la dottoressa arrivava da Spoleto, per venirle incontro l’associazione «aveva già ridotto le sedute delle visite da due a una giornata a settimana», precisa il presidente Mario Leonardi. «Poi trovare un sostituto è diventata la nostra missione, purtroppo senza esito. Siamo in stretta comunicazione con la Lilt di Padova e di Treviso, oltre che con la direzione dell’azienda sanitaria bellunese. Ma i dermatologi sono specialisti che iniziano a scarseggiare e far venire qualcuno a Belluno, praticamente senza essere pagato, fatto eccezione il rimborso chilometrico che paghiamo al professionista, non è fattibile».


Per quest’anno, quindi, l’ambulatorio resterà chiuso. «Speriamo di farlo ripartire nel 2019», commenta Leonardi che però si mostra tutt’altro che ottimista, «anche perché questa chiusura ha portato con sè lo stop dell’altro ambulatorio, che avevamo avviato con cadenza mensile, vale a dire quello per scovare le lesioni del cavo orale».


Quest’ultimo servizio, partito nel 2016, pur avendo un medico dedicato, non era mai decollato realmente. «La gente, probabilmente, non ha capito fino in fondo l’importanza di questa indagine per la prevenzione dei tumori. Ed è un peccato», conclude il presidente della Lilt, «Finché c’era l’ambulatorio per i nei anche questo funzionava. Chiuso il primo, non abbiamo potuto fare altro che chiudere anche il secondo».


Le attività dell’associazione continuano con le scuole: «Vogliamo far capire che la prima prevenzione avviene a tavola e con uno stile di vita adeguato». ©RIPRODUZIONE RISERVATA


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