L’Imam del Veneto: denunciate i violenti
BELLUNO. «Le parole non bastano. Bisogna associare un impegno concreto che vuole durare nel tempo. Dai nostri territori non dovranno più partire ragazzi per la Siria o per altri luoghi, seguendo una falsa causa. Saremo più ligi nel sorvegliare le nostre comunità, anche se si dovesse trattare di denunciare qualche persona a noi vicina. Ripudiamo e ci dissociamo da ogni tipo di violenza. I terroristi non ci rappresentano. E non rappresentano alcuna religione».
È un messaggio forte quello lanciato ieri pomeriggio a Belluno da Kamel Layachi, Imam delle comunità islamiche del Veneto e responsabile del dipartimento dialogo interreligioso e formazione del Consiglio delle relazioni islamiche italiane. Un messaggio che ha anche riassunto il senso della manifestazione organizzata da Comunità islamica bellunese, Rete immigrazione di Belluno, Movimento dei Focolari di Belluno e Commissione Pace e giustizia della Diocesi di Belluno-Feltre.
Un’iniziativa mossa dai recenti atti terroristici, per rispondere a paura e intolleranza, dimostrando che la convivenza pacifica è possibile e che la diversità rappresenta una ricchezza. Una “Marcia di fraternità per l’unità tra i popoli”, questo il nome scelto per l’evento, che ha visto la partecipazione di oltre 400 persone.
Un corteo partito dal piazzale della stazione e culminato davanti al Teatro comunale. Cittadini bellunesi e membri delle comunità islamiche del territorio provinciale, ma anche di altre realtà del Veneto, hanno camminato insieme per rispondere al terrorismo con un messaggio di pace: “Tutti fratelli uniti per la pace”, come recitava lo slogan sullo striscione portato in corteo, nel giorno dell’Immacolata concezione e dell’inizio del Giubileo della Misericordia.
«A Belluno rispondiamo con voce alta ai terroristi», ha detto ancora Layachi, «per dire loro che non permetteremo che la violenza crei fratture tra i cittadini. Il terrorismo è alieno a qualsiasi religione e all’umanità intera, come ribadito a seguito dei fatti accaduti a Parigi. Oggi la comunità musulmana bellunese prende un preciso impegno nei confronti di tutti: lavoreremo affinché i bambini musulmani siano cittadini rispettosi, che amano l’Italia e si impegnano al fine di garantire la sicurezza».
E proprio i bambini sono stati i protagonisti della manifestazione di ieri: i piccoli delle comunità musulmane, provenienti da diversi comuni della provincia, con una canzone hanno voluto dire “no” a estremismo, guerra, odio, pregiudizi e islamofobia, affermando invece il “sì” a pace, dialogo, conoscenza reciproca e collaborazione, valori da costruire insieme e su cui fondare la convivenza nel presente e nel futuro. Nella “Famiglia dei ricci”, questo il titolo della canzone, si sono voluti chiaramente distinguere i veri mussulmani dai terroristi, individuando nei primi coloro che devono avere il coraggio di isolare chi commette atti di violenza. «Quello che vogliamo lanciare è un messaggio non solo di pace, ma anche di fraternità», ha affermato Massimo Pomaré dei Focolari. «Questa è un’occasione unica di incontro tra bellunesi e altre culture. Condividiamo le preoccupazioni a seguito degli atti terroristici verificatisi di recente. Ma vogliamo trasformare questa paura in fiducia e speranza».
«Siamo qui tutti insieme, persone di età e culture diverse», ha aggiunto Giulio Battaiola. «L’importante è sentire la gioia, la contentezza di muoverci in un’unica direzione». E il messaggio di fratellanza e solidarietà è stato “lanciato” concretamente verso l’alto, con dei palloncini bianchi a cui sono stati legati dei bigliettini contenenti i sogni di pace non solo dei bambini.
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DELLA MARCIA DELLA PACE
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