L'imam: «Non abbiamo alternative solo il dialogo ci salverà»
BELLUNO. «Ho concordato col preside di annullare l’incontro: non sentivo più le condizioni giuste per farlo, perchè al primo posto dobbiamo mettere l’interesse dei ragazzi. Quello che non capisco è perchè una rappresentante delle istituzioni debba attaccarmi senza neanche conoscermi e mi chiedo come possa occuparsi di formazione delle nuove generazioni mancando di rispetto a chi rappresenta la seconda religione del Veneto. Questo clima non aiuta la coesione sociale e la comunità musulmana è stanca di essere attaccata regolarmente e sistematicamente. Si rischia di rompere il rapporto di fiducia. Quanto ad aprile, non so dire se ci sarò benchè ringrazi mons. Lise e il sindaco di Agordo per le parole che mi hanno riservato».
L’imam Kamel Layachi - responsabile del dipartimento di formazione e dialogo interreligioso - è il rappresentante della comunità musulmana che in Veneto conta 160 mila persone. Algerino, quasi medico e studioso, è l’imam che ha difeso il presepe dei cristiani lo scorso dicembre. Non replica nemmeno alle invettive del leader leghista Matteo Salvini, non personalizza polemiche con l’assessore veneto Elena Donazzan, pur non mandandogliele a dire. Ieri mattina, quando è stato raggiunto al telefono dal preside della Pertile, si trovava in una scuola del Veneziano a parlare di Islam e religioni fra i ragazzi di tre classi di una scuola media. Coetanei degli studenti di Agordo che non lo ascolteranno.
Kamel Layachi, si tira fuori dall’inferno? «Credo che al primo posto dobbiamo mettere l'interesse dei ragazzi: per partecipare a un incontro di dialogo, per avere un confronto sereno, bisogna creare un clima giusto. Giorni fa avevo contattato la scuola per ribadire la mia disponibilità a rinunciare, se ciò poteva servire a stemperare gli animi, perchè sono convinto si sia trattato di un disguido con questa madre che ha trovato da dire sulla mia presenza: forse ha pensato che andassi a scuola per fare proselitismo o catechismo islamico, ma un simile costume non mi appartiene. Non impongo le mie idee e non uso l'ora di religione o gli incontri come questi per fare proselitismo. Forse serviva un dialogo con i genitori per preparare questo incontro. La cosa mi dispiace, ma mi metto nei panni di queste famiglie. Resto a disposizione per il futuro, perchè oggi la scuola italiana non è più monoculturale, ma laica, e deve dare ai ragazzi la possibiltà di confrontarsi serenamente, di rispettarsi nella diversità. Ringrazio scuola e consiglio di classe e mi auguro che in futuro vada un po' meglio».
Che temi avrebbe riservato ai ragazzi? «Qualcuno avrebbe potuto farmi la domanda prima di scrivere sui giornali, prima di giudicarmi e diffondere notizie sgradevoli nei miei confronti. Semplicemente avrei toccato gli stessi temi affrontati nel Veneziano in una scuola media: non dobbiamo essere chiusi, dobbiamo liberarci dalla paura, rafforzare il dialogo dei piccoli gesti e della vita, andare verso l'altro per conoscerlo, perchè queste sono le basi di convivenza e pace. Oggi le religioni portano valore aggiunto nelle società e i ragazzi devono crescere nel dialogo con gli altri. Avrei detto loro che se oggi nel mondo la violenza dilaga non è colpa delle religioni, ma delle interpretazioni errate che alcuni fanno dei testi sacri».
L’assessore regionale Donazzan e il leader leghista Salvini non si sono risparmiati nei suoi confronti. «Non capisco perchè una rappresentante delle istituzioni debba attaccarmi così senza neanche conoscermi: come fa a occuparsi di formazione delle nuove generazioni mancando di rispetto alla rappresentanza della seconda religione in Veneto. Attaccando me è come se attaccasse la comunità musulmana. Mi chiedo come facciamo a trasmettere il rispetto alle nuove generazioni se poi non fa altrettanto con le figure religiose del territorio. Come si fa a gettare fango sulle persone? Perchè persone delle istituzioni debbono alimentare questo clima di intolleranza? Non è la prima volta che sono invitato a parlare nelle scuole, sono contento di farlo perchè per me è occasione di crescita. E questo clima di attacchi non aiuta la coesione sociale: rischiamo di rovinare quanto cerchiamo di costruire. La comunità musulmana è stanca di essere attaccata regolarmente e sistematicamente: così si rischia di rompere un rapporto di fiducia. Io sto dando tanta energia ai giovani musulmani del Veneto, perchè credo che lì c'è la grande sfida per arginare momenti di chiusura e solitudine. Siamo in un paese democratico, Salvini o altri possono dire quel che pensano, ma vorrei anche io avere il diritto di farlo e di vivere in quanto persona e comunità, nel rispetto di quello che sono l'Italia e la sua cultura. Per me il dialogo deve continuare: non abbiamo vie alternative. È l'unico modo per tenere la coesione sociale e difendere insieme la sicurezza di questo paese, lavorare insieme per il bene comune, ma in un rapporto fiduciario non nel sospetto e nella diffidenza».
Lei è già stato a Belluno l’anno scorso e ad Agordo tornerà invitato dalla Chiesa che in questa occasione ha sostenuto il suo intervento: «Ad Agordo ad aprile... ora non sono nelle condizioni di poter dire... Debbo comunque ringraziare le istituzioni locali, civili e religiose: con la Chiesa il rapporto si basa sulla condivisione di ideali comuni. Purtroppo, se oggi ci troviamo in questa situazione è perchè qualcuno ci ha giocato sopra e ha alimentato la paura della gente».
E a genitori e mamme contrari: «Mi piacerebbe incontrali, per una maggiore conoscenza reciproca: ci scopriremmo fratelli, anche se oggi mi sentono così lontano. Li invito a leggere qualcosa su di me: su Internet e Fb troveranno qualcosa di diverso. Li inviterei ad andare oltre la paura. Ho poi saputo che non tutte le mamme sono della stessa idea, ma direi loro che i figli vanno cresciuti nella fiducia e non nella paura. Per il resto credo che vada fatto un invito serio con la “S” maiuscola: andare oltre queste polemiche, i nostri figli hanno bisogno di uno sforzo comune, dobbiamo offrire loro una adeguata formazione, perchè tra qualche anno saranno loro i leader di questo paese e ne guideranno la trasformazione».
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