L’immigrata col velo: «Noi viviamo in pace, siamo il vero Islam»

 Assia Belhadj vive in Italia da otto anni. Risiede a Longarone, comunità in cui è bene inserita. Posa una candela in ricordo delle vittime di Parigi e poi commenta: «Il vero Islam siamo noi, che viviamo in pace. L’Isis non rappresenta l’Islam e nemmeno l’umanità» 
gian paolo perona- perona- belluno-partecipazione per la strage di parigi
gian paolo perona- perona- belluno-partecipazione per la strage di parigi

BELLUNO. «Il vero Islam siamo noi, che viviamo in pace. L’Isis non rappresenta l’Islam e nemmeno l’umanità».

Assia Belhadj vive in Italia da otto anni. Risiede a Longarone, comunità in cui è bene integrata, e fa la mediatrice culturale. C’era anche lei ieri sera in piazza Duomo, assieme alle trecento persone che hanno partecipato al momento di riflessione e raccoglimento organizzato dalle sigle sindacali e che ha trovato eco tra gli amministratori e fra tanta gente comune.

Assia Belhadj ha acceso una candela e l’ha adagiata davanti alla Prefettura, dopo il minuto di raccoglimento che ha paralizzato la piazza per lunghissimi, intensi, istanti. «Sono qui perché siamo tutti esseri umani», ha detto. «Vivo qui da otto anni e non ho mai avuto nessun problema».

Assia Belhadj ha sofferto come tutti venerdì sera, mentre le notizie sugli attentati di Parigi cominciavano a diffondersi.

Nella strage sono morte persone cristiane e musulmane, ricorda: «I terroristi hanno ucciso chiunque, anche persone musulmane. Negli attentati sono morte anche persone algerine, come me. L’Isis non rappresenta l’Islam, non rappresenta l’umanità. L’Islam è una religione di pace, non di attentati».

La donna è musulmana, indossa il velo a coprirle il capo. Dice di non essere preoccupata per il rischio che si scateni un pregiudizio nei confronti della sua comunità, alla luce di quello che è successo in Francia: «Questi fatti li vedo come un segnale che c’è ancora tanto da fare per far conoscere la mia cultura alle persone che hanno una cultura diversa. È necessario per l’integrazione e per far vedere chi siamo. Perché solo la conoscenza permette di abbattere la paura». E di non alimentare odio. (a.f.)

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