L’impiegata va nei campi e rilancia i prodotti antichi

Lisa Calvi (38 anni e 4 figli) lascia il lavoro e punta sulla storica “per Spada”.  Ma c’è anche chi riscopre la vite Bacò per confezionare succhi d’uva naturali
BELLUNO. Ritorno alle origini, ai prodotti di una vota e alla genuinità. Queste le parole d’ordine per i produttori agricoli del Bellunese. Lo ha ben chiarito, ieri mattina in Camera di commercio, la trentina di imprenditori che hanno presentato le loro produzioni agli addetti del comparto turistico e alberghiero nella cornice della Borsa dei prodotti locali, messa in piedi dalla Strada dei formaggi e dei sapori Dolomiti, la Coldiretti e Confcommercio.


Lisa Calvi, 38enne di San Martino di Chies d’Alpago, mamma di quattro figli, da qualche anno ha lasciato il suo comodo lavoro di impiegata per dedicarsi alla produzione di latte e formaggio nell’azienda agricola che porta il suo nome. Una scelta non facile «ma io e mio marito, che fa l’artigiano edile, non volevamo che andasse perduta la tradizione del nostro territorio e così abbiamo avviato un mini caseificio. Mia suocera, infatti, aveva delle mucche e faceva il formaggio conferendo alla latteria Turnaria, una realtà molto bella chiusa nel 2002 e che sarebbe bello poter recuperare».


Lisa, ad oggi, gestisce quattro stalle sparse un po’ per la frazione, dove alleva 14 capi tra mucche, manzi e vitelli, oltre a tre maiali che servono per i salami «che facciamo come da tradizione con carne di maiale e di mucca».


Ma la produzione più importante è quella di formaggio. «Come quello al Pinot nero, fatto con le trappe (le bucce) di questi acini, e quello allo zafferano. La spezia e i grappoli d’uva arrivano direttamente da altri produttori, sempre della zona, con i quali sto facendo squadra. «Il formaggio, secondo la tradizione locale, viene fatto con il latte crudo, senza fermenti industriali, con l’aggiunta solo di yogurt rigorosamente prodotto da noi. Avendo un fratello che abita in Puglia, spesso produciamo anche formaggi con peperoncino e olive tipicamente pugliesi».


A questo si aggiungono le produzioni di «confetture di “per Spada”, una varietà di pera antica che cresce in Alpago e che un tempo era una fonte di sostentamento per la popolazione del posto. Spaizo anche allo sciroppo di tarassaco, che ha proprietà depurative. La gente cerca la qualità, la genuinità, le cose naturali, ma queste sono legate alla stagionalità».


Calvi non nasconde che la sua vita è cambiata. «Ho molto meno tempo per me, ma sicuramente più soddisfazioni: riuscire a trasmettere alla gente i valori e la cultura della propria terra tramite i prodotti tipici è una soddisfazione senza pari, se poi i clienti, una volta acquistato il prodotto, se ne vanno via anche felici, allora è il massimo».


Malgrado le difficoltà, Lisa Calvi sta pensando di ingrandire la sua azienda per farne una fattoria didattica, «perché è bello poter trasmettere queste cose anche ai bambini. Abbiamo acquistato da un fallimento una stalla dove, dopo la ristrutturazione, concentreremo l’attività, automatizzandoci».


Alla ricerca di prodotti antichi anche Moreno Scopel che da un anno, dalla coltivazione di vitigni Bacò, tipici della Valle di Seren, ha tratto il suo succo d’uva purissimo. Cinquantaquattro anni, Scopel fa l’operaio e per hobby si dedica a portare avanti la tradizione dei genitori e prima ancora dei suoi nonni. «Mentre loro producevano vino da questi vitigni, io ho voluto fare qualcosa di diverso. Le mie coltivazioni sono naturali perché le viti crescono così come vuole il tempo e la terra». Oggi, l’etichetta che rappresenta la Valle di Seren e il grappolo di Bacò (ideata da Scopel) è semplice, «ma presto avremo anche l’indicazione delle caratteristiche organolettiche del prodotto».


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