L'imputato: "Mai allungato le mani su mia nipote"
Un cinquantenne padovano respinge le accuse di molestie su una minorenne avvenute nel Bellunese
Un uomo a processo per molestie sulla nipote
BELLUNO. «Con mia nipote mi sono sempre comportato come un padre, visto che col suo non ha avuto un rapporto normale. È vero, qualche volta le davo una pacca sul sedere oppure un pizzicotto sui fianchi. Ma si trattava di gesti assolutamente affettuosi. Nulla che avesse a che fare con scopi maliziosi». Ha parlato per oltre un'ora S.F., 50 anni, un padovano con casa in una località montana della provincia di Belluno, accusato di aver molestato la nipote durante le vacanze in montagna, in provincia di Belluno, o al mare, in un campeggio a Sottomarina. Nel corso dell'udienza di ieri, l'imputato (difeso dall'avvocato Fabrizio Righes) ha raccontato la «sua» verità di un caso scoppiato tra i banchi di scuola, nel settembre 2007. La ragazzina confessò ad un insegnante di essere stata molestata dallo zio, il fratellastro della mamma. Due gli episodi contestati. Il primo risale al dicembre 2002-gennaio 2003 quando la ragazzina, 11enne, trascorse le vacanze invernali nella casa dello zio in una località cadorina. La giovane ha raccontato di essere stata palpeggiata nelle parti intime, nel letto matrimoniale dello zio, con la scusa di vedere se pube e seni "si stessero sviluppando". Il secondo sarebbe avvenuto alcuni anni più tardi, nell'estate 2007, quando aveva 15 anni, in un campeggio a Sottomarina. In quel caso, lo zio le avrebbe tolto la maglietta ed il reggiseno, allungando le mani in particolare con pizzicotti nel sedere. Inoltre diverse sarebbero state le volte in cui l'imputato l'avrebbe fatta assistere a filmati pornografici. «Mi sono sempre preoccupato - ha detto l'imputato - di quella ragazza, assieme alla mia compagna, fornendo aiuti economici e vestiario. Non ho mai dormito con mia nipote nel mio stesso letto né ho mai visionato firlmati pornmografici o a sfondo sessuale assieme a lei. Quando ho sentito delle accuse che mi rivolgeva sono rimasto impietrito. Sinceramente mi sto ancora chiedendo il perché di queste accuse. So solo che suo padre mi ha detto un paio di volte che era stata mia sorella a spingere la figlia a denunciarmi. Se fosse stato per mia nipote non sarebbe andata avanti». Rilevante la testimonianza di un'amica dell'imputato, che usava trascorrere con la famiglia le ferie invernali nella sua casa montana. La donna ha fornito anche immagini fotografiche del soggiorno montano del dicembre 2002-gennaio 2003. «In quel periodo - ha detto - la nipote di S.F. non c'era. In ogni caso lui è sempre stata una persona corretta». Si torna in aula il 12 ottobre.
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