L’incontro fra il domatore e l’ostetrica feltrina

L’incontro di Maria Pollacci con il 57enne Redi Cristiani fatto nascere a Cles. Torta e brindisi, poi la proposta: «Stavolta la porto io nella gabbia delle tigri»

Feltre, l'ostetrica e il domatore. "Quel battesimo nella gabbia dei leoni"

FELTRE. Il bambino di 57 anni fa che ha fatto il “battesimo” nella gabbia dei leoni a Cles, in braccio all’ostetrica più famosa d’Italia, ieri ha festeggiato il suo compleanno a Pedavena. Proprio a casa di Maria Pollacci che lo ha cercato, contattato e voluto riabbracciare, dopo tanti anni. Redi Cristiani, figlio d’arte, è diventato a sua volta un domatore di tigri e ha cominciato a conoscere e ad approcciarsi a queste splendide fiere, quando aveva diciassette anni, nel circo di famiglia. Fatalità ha voluto che Maria Pollacci, l’ostetrica che ha all’attivo 7.654 bambini fatti nascere in casa e che continua ad essere chiamata anche fuori provincia nonostante abbia più di novant’anni (che non ci credi nemmeno quando ti fa vedere la carta d’identità!), si sia messa in contatto con Redi.

E occasione ha voluto che il circo Busnelli Niuman, dove lavorano Redi e la moglie Soara, faccia tappa a Feltre fino al 22 giugno, con spettacoli in zona Peschiera. La doppia occasione è che ieri era il compleanno di Redi e Maria Pollacci ha saputo dare il meglio di sé anche come cuoca e pasticciera, mettendo a tavola il festeggiato e la moglie. È stato il momento degli abbracci, dei ricordi, delle risate condivise fra l’anziana ostetrica che negli anni sessanta lavorava in Trentino e i suoi ospiti.

Ma è stato anche il momento dei racconti dell’uomo che gira l’Europa orientale con Soara e con le sue sette tigri, di cui una tigre siberiana di sesso maschile ormai “pensionata” ma di straordinaria maestosità e bellezza. «Sia mai», ha detto Redi fra il serio e il faceto, «che non si possa rivivere il momento del mio battesimo nella gabbia dei leoni in braccio a Maria, se fossi io ora a portare Maria fra le mie tigri». «Sono animali nati in cattività», spiega Redi. «Ma questo non significa che perdano l’istinto che resta quello della fiera. Solo si abituano al contatto con le persone. Quelle che ovviamente riconoscono come persone che li accudiscono, li nutrono, li educano. Ecco, noi possiamo essere considerati educatori. Il termine domatore è superato. Noi amiamo i nostri animali e provvediamo a tutti i loro bisogni, con la stessa attenzione che si riserverebbe a un umano. L’aspettativa di vita di una tigre è di circa dodici anni, se nasce in cattività e viene curata in maniera adeguata. Il nostro maschio più vecchio ha sedici anni, presenta i sintomi di un animale anziano e viene visitato spesso. Abbiamo un veterinario di riferimento, sempre reperibile. Nel corso dei decenni ovviamente ci sono morte delle tigri, di vecchiaia o di malattia. Non abbiamo mai esitato a dargli una buona morte quando abbiamo visto la loro sofferenza, considerata l’irreversibilità della malattia. E ogni morte ha provocato in noi una grande sofferenza».

Ma quanto rischiano i domatori-educatori di fiere? Alla domanda Redi Cristiani risponde che la percentuale di rischio è molto bassa. «In dieci anni se si sono verificati quattro incidenti, peraltro non mortali, è tanto. Però bisogna saper decodificare le avvisaglie. Loro ti avvertono. Al secondo avvertimento, è meglio non insistere. Questa è una cosa che mi è stata insegnata da subito. Non servono studi di etologia, non c’è una scuola di formazione o apprendimento su come si educano animali come tigri o leoni. È l’esperienza tramandata di generazione in generazione. E naturalmente il buon senso di non portare a livelli di esasperazione e scompenso un animale».




 

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