«L’indagato per frode aveva un ruolo di primo piano»
BELLUNO. Un ruolo di primo piano. Il bellunese indagato per frode fiscale transnazionale dalla procura di Brescia, nell’ambito dell’operazione Acquario portata a termine dalla guardia di finanza di Gardone Val Trompia non era un gregario qualunque. Si occupava di relazioni con l’estero, ma sulla sua identità c’è il più stretto segreto: «Era senz’altro uno degli elementi di punta, tanto è vero che è indagato anche per l’associazione a delinquere», spiega il maresciallo aiutante Giuseppe D’Innocenzi della tenenza lombarda, «aggiungo che siamo arrivati a questo risultato dopo un anno e mezzo di indagini molto accurate».
Le indagini sono nelle mani del sostituto procuratore Paolo Savio e hanno coinvolto soltanto marginalmente le fiamme gialle bellunesi: «Ci siamo basati molto su intercettazioni telefoniche e abbiamo sequestrato un gran numero di documenti».
Sono in tutto ventitré gli indagati e ventuno le imprese coinvolte. Questi i numeri dell’inchiesta a carico di questa organizzazione transnazionale responsabile di una frode fiscale realizzata con l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nel settore del commercio di metalli ferrosi e non ferrosi.
Le società sono localizzatein Italia (molte nel Bresciano), ma anche in Slovenia, Ungheria e Romania. L'importo oggetto dell'evasione fiscale è di più di 30 milioni di euro.
Nell'operazione, che è stata battezzata «Acquario» dagli inquirenti per via della costellazione di società scoperta, le ipotesi di reato sono associazione a delinquere, dichiarazione fraudolenta con l’ uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele ed emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
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