Lingua blu, allevatori in difficoltà costretti a pagarsi anche i vaccini
BELLUNO. Inizia a farsi “pesante” l’impegno economico degli allevatori per la vaccinazione e lo spostamento dei capi di ovini e bovini, a causa dell’emergenza dovuta al diffondersi della cosiddetta “blue tongue” o lingua blu. E si iniziano a vedere anche casi di speculazione nei prezzi del mercato del bestiame.
L’allarme arriva direttamente dalla Coldiretti di Belluno che oggi festeggia in Alpago la tradizionale Giornata del ringraziamento. Ma quest’anno il problema del diffondersi della malattia, che colpisce principalmente gli ovini, sta mettendo in crisi il settore.
Alla data di venerdì erano 49 i focolai di blue tongue registrati dalla Rete di sorveglianza epidemiologica veneta nel Bellunese, contro i 159 totali in Regione. Si tratta di sei bovini, 3 capre selvatiche e 40 ovini. I comuni più colpiti sono quelli della parte bassa della provincia cioè Alano, Cesiomaggiore, Feltre, Mel e Pedavena.
«La febbre catarrale degli ovini», spiega il presidente dell’associazione, Silvano Dal Paos, «è ad oggi la maggiore criticità con cui gli allevatori devono fare i conti, anche perché l’area di restrizione per la movimentazione del bestiame ormai si è allargata a tutto il Veneto, estendendosi ora a parte del Friuli, di Bolzano e di Trento. E questo allargarsi non farà altro che far accrescere i problemi, soprattutto quelli legati alla vaccinazione e allo spostamento degli animali».
Infatti, per spostare un ovino da una parte all’altra è necessario che venga compilato dal veterinario un modulo detto “modello 4” il cui costo si aggira intorno ai 20-30 euro per capo di bestiame. «All’inizio, Venezia si era detta disponibile, vista l’emergenza, a rendere gratuito questo servizio come anche le vaccinazioni», precisa ancora il presidente, «ma proprio in virtù del fatto che il problema è molto diffuso inizia ad essere pesante anche per palazzo Balbi sostenere queste spese. E questo non va a favore degli allevatori, alle prese con l’acquisto delle tre dosi vaccinali da somministrare nel giro di un mese e da ripetere ogni anno finché non sarà debellata la malattia. Ma se si devono spostare gli animali, è necessario che questi siano vaccinati e l’allevatore deve compilare il modulo dell’Usl. E intanto i costi salgono».
Ma c’è anche chi inizia a speculare su questa situazione per cui, come riferisce lo stesso direttore della Coldiretti, Michele Nenz, «iniziano a ridurre i prezzi del bestiame e quindi per l’allevatore è una perdita economica che si unisce a tutto il resto».
Ma sia la campagna vaccinale, avviata quasi a tappeto in queste settimane che gli allevatori hanno comunque eseguito affrontando spese consistenti, sia il clima freddo di questi ultimi giorni che ha contribuito a ridurre il numero dei moscerini responsabili della trasmissione della patologia, hanno portato ad una diminuzione dei casi di positività alla febbre catarrale. «Da qualche giorno, infatti, non sono più stati registrati dei casi in provincia, e questo non può che essere un elemento positivo. Speriamo l’allarme rientri presto», conclude il direttore Nenz.
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