Lingue di fuoco sul monte Celo
Paura nella frazione di La Muda: in azione tre elicotteri e un Canadair

Il Canadair sorvola il monte Celo, gettando acqua e addittivi per spegnere l’incendio (www.obiettivo.net)
LA VALLE AGORDINA.
Il monte Celo brucia ancora. E' quasi una maledizione quella che accompagna la montagna che domina la Statale Agordina, tra la galleria dei Castei e l'abitato di La Muda. A bruciare, ieri, un fronte di bosco a "L", che va dai 3 ai 4 chilometri. Difficile definire il perimetro interessato dall'incendio, visto che alle 20.10, quando il Canadair e i tre elicotteri (due dei Servizi forestali regionali e l'Augusta 412 del Corpo forestale) sono costretti a concludere la loro missione, le fiamme non sono ancora domate e il fumo è ancora denso. L'incendio sopra La Muda sembra abbastanza circoscritto, ma a preoccupare è un fronte che si sposta verso la galleria dei Castei.
L'allarme.
Scatta attorno alle 13.30. Due donne, transitando lungo la statale Agordina, scorgono le fiamme. Bussano alla porta dell'ultima abitazione della frazione di La Muda (direzione Agordo-Belluno), quella più vicina all'incendio. La padrona di casa gira subito l'allarme ai vigili del fuoco, che in pochi minuti giungono sul posto con due squadre: una di Agordo, l'altra di Belluno. I vigili provvedono a mettere in sicurezza due abitazioni, bagnando il terreno che le circonda. Ma il loro intervento non può bastare.
Lingue di fuoco.
L'incendio parte da un piccolo sentiero, cinquanta metri più in alto rispetto alla Statale Agordina, e si estende subito al Colle di Sant'Antonio, una parete del monte Celo. Il vento, che ogni pomeriggio soffia nella valle del Cordevole, alimenta le fiamme e queste si propagano in pochi minuti. Le lingue di fuoco alte decine di metri sono visibili a chilometri di distanza, mentre il fumo oscura il cielo e il sole estivo da Agordo fino a tutta la valle del Piave. Chiaro che due squadre dei vigili del fuoco non possano bastare. Ecco quindi arrivare gli uomini del Corpo Forestale dello Stato e dei Servizi Forestali della Regione. Con loro tre elicotteri e un Canadair, giunto da Treviso attorno alle 16.30. Decine e decine gli spettacolari viaggi degli elicotteri, che caricano l'acqua nel Cordevole per riversarla sulle pendici infuocate del Celo; molti meno quelli dell'aeroplano dal tradizionale color giallo, costretto a fare rifornimento nel lago di Santa Croce. Canadair che, assieme all'acqua, scarica sulla montagna un liquido rosso ritardante e una sostanza schiumogena nel tentativo di porre un freno alle fiamme. Fiamme che col passare delle ore arrivano prima in vetta alla montagna (a quota 2mila metri), poi, spinte dal vento, si spostano in direzione Agordo, giungendo fino in "Val de Molin".
Un bosco «infiammabile».
Negli anni sono decine gli incendi che hanno colpito il Celo, la cui vegetazione è composta principalmente da pino mugo e pino silvestre, piante che tendono a trasformarsi in vere e proprie torce quando sono assalite dalle fiamme.
Una notte in vedetta.
Alle 20.10, come detto, i tre elicotteri e il Canadair sono costretti ad abbandonare la missione agordina per l'assenza di luce. A monitorare le fiamme durante la notte rimangono gli uomini del Corpo forestale e alcuni volontari. Le operazioni per lo spegnimento dell'incendio riprenderanno questa mattina alle prime luci dell'alba.
Svelate le cause.
In serata gli uomini del Corpo forestale hanno le idee chiare sulle cause che hanno scatenato il violento incendio. Tutto colpa di una pianta caduta sui cavi dell'elettricità. Uno di questi, toccando il terreno, ha dato il via all'incendio. Scartata, quindi, l'eventuale responsabilità, dolosa o colposa, dell'uomo.
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