L’Interpol entra nelle ricerche del medico latitante Guglielmo

Condannato in via definitiva a più di cinque anni nel processo per l’eredità Ricci, potrebbe essere dappertutto. L’ex difensore Patelmo: «Non ho proprio idea di dove sia ma non mi sorprende»
Belluno 2008. Il palazzo di giustizia di Belluno.
Belluno 2008. Il palazzo di giustizia di Belluno.



Intervenga l’Interpol. Maurizio Guglielmo potrebbe essere in qualsiasi angolo del mondo. Il medico condannato in via definitiva a cinque anni e quattro mesi per circonvenzione d’incapace dell’anziano milionario Guido Ricci è latitante e le ricerche dell’ex dottore del Pronto soccorso dell’ospedale di Feltre sono ancora in corso: a quest’ora dovrebbe essere in carcere e invece non si sa dove sia. Nell’abitazione di famiglia di via De Stefani, accanto a viale Fantuzzi, c’è rimasta la mamma. Un’anziana insegnante in pensione, che vive del suo vitalizio e in giro si vede pochissimo.

Il padre è deceduto ed era stato lui a rivolgersi all’avvocato Paolo Patelmo per la difesa, in un processo molto difficile. Il legale bellunese ha seguito il caso fino quasi alla discussione in primo grado davanti al giudice del Tribunale di Belluno, Elisabetta Scolozzi. Era stato l’imputato a scegliere poi di cambiare difensore, scegliendo il milanese Enzo Lepre: «Non ho la più pallida idea di dove possa essere Guglielmo», allarga le braccia Patelmo, «perché ho cercato di difenderlo al meglio delle mie possibilità, malgrado fosse un assistito impossibile da gestire. Arrivo a dire che forse questa fuga era prevedibile, visto il suo comportamento processuale».

Dodici i certificati medici prodotti, per invocare il legittimo impedimento e quattro tentativi di ricusazione del giudice (andati male) per legittimo sospetto. Il processo è rimasto a Belluno ed si è arrivati in fondo, anzi si è andati avanti fino alla Corte di Cassazione, che ha confermato quanto aveva sostenuto anche il pubblico ministero Gallego. Lì non c’era più nemmeno Lepre, ma un non meglio identificato collega, che ha chiesto a sua volta un legittimo impedimento: «Non ha voluto ascoltarmi e ha preso cinque anni e quattro mesi», riprende Patelmo, «per me, non è stata certo una sorpresa. Non dico niente, naturalmente, sui colleghi che se ne sono occupati dopo di me, ma rimango convinto che avrei ottenuto qualcosa di meglio, puntando su alcune cose, che non preciso. Sono stato male per Guglielmo, basterebbe pensare a quello che mi è successo nel corso di un’udienza che non posso dimenticare».

Colleghi e colleghe non gli mancano, ma forse è meglio pensare ad amici e amiche conosciuti in tanti anni di seminari e congressi di medicina frequentati prima dell’inevitabile licenziamento. Non può avere con se i soldi dell’eredità Ricci, perché il patrimonio stimato in una ventina di milioni di euro è ancora sotto sequestro e sarà scongelato solo alla fine della causa civile sui quattro testamenti olografi, davanti al giudice Travia. Il capitale dovrebbe andare agli eredi Fanna e Foscolo, gli stessi che si sono costituiti parte civile nel processo penale con Coletti e Alessandri: «Non credo che ci vorrà molto per trovarlo, francamente. Questione di tempo, a mio avviso. Ma non posso essere d’aiuto». —



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