L’invito alle Nazioni Unite per il “diritto alla pace”

La richiesta è stata fatta recapitare dall’Università di Padova anche a Roma Il professor Papisca sui profughi: «Le leggi internazionali vanno aggiornate»

AURONZO. Già ieri sera l’Università di Padova ha fatto recapitare alle Nazioni Unite e al Governo Italiano l’appello diffuso ieri mattina ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo da Antonio Papisca e Marco Mascia della Cattedra Unesco e del Dipartimento dei diritti umani.

Un altro modo di promuovere, in lingua inglese, le Dolomiti, come terra di pace, di convivenza, di impegno per i diritti. E il diritto alla pace – sottolineano i due professori - «è un diritto fondamentale della persona e dei popoli». Il documento letto all’ingresso del rifugio Auronzo contiene tutta una serie di denunce contro i governi che anziché riconoscere il diritto alla pace, promuovono «il tentacolare commercio delle armi e la pervicace opposizione a disarmare. Ed ecco una richiesta “senza se e senza ma”, agli stati membri del Consiglio dei diritti umani, all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, al nostro governo per al parlamento italiani perché si impegnino affinchè il consiglio dei diritti umani approvi la dichiarazione che riconosce il diritto umano alla pace».

L’abbraccio alle Dolomiti è stato soprattutto un abbraccio ai profughi. Il Veneto – abbiamo chiesto al professor Papisca – fa abbastanza per loro? Ha già dato, in altre parole, o dovrebbe dare di più? «Sta dando, è indubbio, ma dovrebbe dare di più. E potrebbe farlo se il diritto internazionale fosse aggiornato. Oggi è molto limitato ad una serie di casi».

Quindi, sulla base di questo diritto, oggi si può selezionare tra profugo di guerra e per ragioni economiche… «Purtroppo è vero, ma non è giusto. Ecco perché dalle Nazioni Unite ci aspettiamo il riconoscimento di diritti molto più estesi, a partire da quello alla pace»".

Ad ascoltare Papisca c’erano anche Nadine di Domegge e Francois, appena arrivato dalla Polonia. Nadine è in Cadore da 15 anni, non nasconde la sua passione per l’ambientalismo. «Sono salita fin quassù – racconta – per difendere i diritti dei più poveri, dei più deboli, che – si badi – non sono soltanto gli immigrati».

Francois, nato in Burundi, ritiene, invece, che tra i meno protetti ci siano proprio loro, i rifugiati politici. «Voi non immaginate nemmeno quanto importante sia questa manifestazione per i loro diritti. Amnesty si batte in tutto il mondo, ma pochi altri lo fanno».

Ritroviamo Papisca e Mascia, che continuano a guardare in alto, alle Tre Cime. «Sì, questo è il luogo ideale – convengono per levare alta la nostra voce di difensori dei diritti umani ed unirla alla vox populi universale. Questo sono luoghi meraviglio di cui nostra madre terra ci fa dono e l’Unesco esalta quale patrimonio dell’umanità». (fdm)

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