L’Italia scopre la memoria di Gaio
FELTRE. Feltre è famosa per certe leggende. Se le ricorda tutte Giovanni Gaio, che nel frattempo ha saputo di essere non solo uno dei pochissimi, ma l'unico caso in Italia fra tutti quelli che si sono sottoposti al test di cui è stata accertata la supermemoria autobiografica (in inglese Hsam: Highly superior autobiographical memory). «Il concerto dei Genesis ancora sconosciuti allo stadio Zugni Tauro nell'aprile '72, Vasco Rossi che ha fatto il militare qui, la sepoltura al cimitero della città del regista di Fantozzi e scopritore di Tognazzi e Paolo Villaggio, Luciano Salce. Questa potrebbe essere la volta buona per rinverdire il nome di Feltre, piccolo concentrato di storia e di storie». In questi giorni la notorietà ha travolto il “calendario umano” di Feltre (cioè riesce a dire istantaneamente di che giorno della settimana cadeva una qualsiasi data), ma non investito, dopo che la storia raccontata dal nostro giornale è stata ripresa da Repubblica e rilanciata da Radio Montecarlo, Virgin radio, Rtl che hanno parlato di lui, Radio Capital che lo ha contattato per intervistarlo stamattina e di Radio 3 “Fahrenheit”.
Un'ondata di popolarità inattesa, «da gestire» e – possibilmente – da cavalcare per ricavarne un'opportunità: «Non come carriera mediatica, ma in qualche ambito di mio interesse, magari sportivo o finanziario», dice Gaio. «Ho parecchie idee originali che potrebbero trovare qualche applicazione concreta e mi piacerebbe essere d'aiuto in qualche settore inesplorato». Giovanni Gaio è diventato, suo malgrado, famoso. «Spero sia un fuoco paglierino estivo. Tanto, tutti dimenticano, tranne me», commenta. È arrivata anche qualche richiesta di autografo, oltre che strette di mano e una serie di telefonate: «Fa uno strano effetto», racconta. «Rifuggo la fama, passerà».
In un certo senso condannato a non dimenticare, è l'unico italiano con la super memoria. La sua si chiama sindrome ipertimesica: «Da un lato ne ero già consapevole di mio, ma non fino a questo punto». Il suo caso è allo studio del professor James McGaugh, massimo esperto in materia, all'università della California Irvine. «Se vogliono, sono disponibile ad andare. Ho il passaporto pronto, basta che mi dicano la strada. Spero che mi contattino, ma non mi aspetto nulla in realtà. L'importante come in tutte le cose è non crearsi illusioni», prosegue Gaio. Che aggiunge: «Almeno qualche soddisfazione nei confronti di tante persone che mi hanno sottovalutato o male inquadrato, l'ho avuta. Quelli che durante i colloqui di lavoro mi hanno guardato dall'alto in basso spero che rivalutino il loro modo di giudicare le persone a prescindere dalle apparenze o dalle prime impressioni. Io non ho mai avuto il modo di porsi, forse questa è la volta di imporsi. Sto vivendo il momento più o meno bene, sperando di non scoprire il lato opposto della medaglia. Qualche attestato di stima l'ho ricevuto, spero non fugace ed estemporaneo, così come la speranza, siccome sono un tipo abitudinario, è che non venga intaccata la mia routine».
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