Lo sconforto degli operai dell'ex Acc: «Chi ci darà lavoro?»

Ai cancelli dello stabilimento solamente voci preoccupate. «Già ci eravamo tagliati lo stipendio»

BORGO VALBELLUNA

Rabbia e sconforto sono i sentimenti che accompagnano i 270 dipendenti della Wanbao di Mel all’indomani della notizia dell’intenzione della proprietà di vendere lo stabilimento.

«Siamo arrivati al limite e non ce la facciamo più ad andare avanti così», dice una donna che lavora in azienda dal 1993, «perché oltre ad esserci decurtati gli stipendi del 16% come ci era già stato chiesto, andiamo avanti in condizioni di lavoro precarie e inaccettabili. I macchinari sui quali lavoriamo sono sporchi, antiquati e mezzi rotti, aumentando i rischi per la nostra salute: nonostante le nostre battaglie la proprietà non ha fatto nulla per venirci incontro. Gli investimenti di cui parlavano i cinesi non li abbiamo visti. E ora abbiamo paura di rimanere senza lavoro».

«Sono una mamma con dei figli a carico», prosegue una giovane donna, «e mi chiedo cosa farò nel caso in cui l’azienda chiudesse i battenti. Se rimango per strada non potrò più dar loro da mangiare. Le notizie che circolano turbano tutti in azienda: ci chiediamo ogni giorno quale sarà il nostro futuro».

È il cambio del turno di lavoro: molti si apprestano ad entrare lavorare fino a tarda sera; altri invece escono per andare a casa. Tra questi ci sono altre due donne. «Un’eventuale chiusura della Wanbao sarebbe una catastrofe», dice una di loro, «considerando che alla fine degli anni Novante eravamo in 1600 dipendenti ed ora siamo passati a meno di trecento. Ciò che mi spaventa è l’eventuale ricerca di un altro lavoro alla mia età: ho 57 anni. Se la Wanbao chiude quante speranze ho di essere reinserita da qualche parte? Chi punta più su di te per poterti consentire di raggiungere l’età della pensione?».

«È un macello», interviene la seconda donna, «e se ci siamo ridotti in questo stato è colpa di qualcuno. Adesso ogni giorno che passa sarà una lotta per la sopravvivenza dell’azienda e chi ne pagherà le conseguenze siamo sempre noi operai».

«Lavoro qui dal 1995», spiega poi un uomo, «e non avrei mai e poi mai pensato che sarebbe accaduto tutto questo, dai licenziamenti fino al rischio della chiusura totale. Quando una proprietà viene rilevata da un’altra si ha sempre fiducia in un miglioramento e non viceversa: invece da quando sono arrivati i cinesi tutto è progressivamente peggiorato: le condizioni di lavoro, la precarietà e la manzanca di idee».

«Ci resta da sperare che il governo non ci lasci in braghe di tela», interviene un altro collega, «come è accaduto in passato per altre aziende a livello nazionale. La Mercatone uno, poi la Whirpool. Cosa facciamo senza lavoro? Dove andiamo? Chi ci da una mano se la Wanbao chiudesse?».

«In questo contesto così difficile come quello venuto a crearsi», conclude una donna di cinquant’anni, «dobbiamo sperare che qualche investitore rilevi l’azienda e ci permetta di andare avanti». —


 

Argomenti:acc wanbao

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi