Lo zio fa scena muta dal giudice la difesa pensa già a una perizia

L’indagato per pedofilia sulla nipotina rimane detenuto nel carcere di Pordenone La piccola sta meglio dopo aver incastrato chi le avrebbe messo le mani addosso



Silenzio davanti al giudice. Nemmeno mezza ammissione al gip di Belluno da parte dell’uomo indagato per violenza sessuale sulla nipotina. Il tribunale gli aveva messo a disposizione un interprete, perché si esprime solo nella sua lingua madre, ma avrebbe anche potuto risparmiare qualche euro.

Il 58enne straniero si è avvalso della facoltà di non rispondere, mostrandosi anche molto scosso per quello che gli stava capitando, come se non ne comprendesse pienamente la gravità: la bambina ha meno di 10 anni ed è in età scolare. Era assistito dall’avvocato d’ufficio Claudia Alpagotti, ma dopo la convalida del fermo dei carabinieri e il trasferimento nel carcere di Pordenone ha preferito un mandato di fiducia ad un legale del luogo Esmeralda Di Risio, che in settimana andrà a confrontarsi con il pubblico ministero Gallego.

Di Risio non ha ancora un atto d’indagine in mano, di conseguenza non le è facile organizzare la linea difensiva. Negli ultimi giorni è andata un paio di volte a trovare il suo assistito nel reparto speciale della casa circondariale friulana, ma sul contenuto dei colloqui non è possibile sapere nulla. Un’idea della strategia da seguire se l’è fatta, ma i tempi non sono ancora maturi. Probabile che ci sia una richiesta di perizia psichiatrica. Di solito è un tentativo che si fa, in questi casi.

Sempre se l’uomo è capace d’intendere e volere e in grado di parteciparvi consapevolmente, ci sarà un processo penale davanti a un collegio. L’altra certezza sta ne fatto che la bimba, che gli era stata affidata, sia in buone condizioni. È stata la piccola a incastrare il presunto pedofilo, prima confidandosi con la mamma e poi confermando tutto in audizione protetta, con l’assistenza di uno psicologo. In principio forse non aveva capito, ma poi si era opposta a quelle mani addosso da parte di un uomo del quale si fidava.

Secondo la ricostruzione dei militari, l’uomo è in Italia da un anno per un ricongiungimento con la moglie. Pur con il permesso di soggiorno in regola, non è riuscito a trovare un lavoro ed è per questo che cercava di guadagnare qualcosa, occupandosi dei bambini del parenti stretti. È un affine, in questo caso il marito di una zia della piccola e non ha precedenti, almeno nel territorio italiano. La mattina del 7 febbraio avrebbe palpeggiato la bambina che gli era stata affidata.

Quando ha capito di essere ricercato, ha provato a dileguarsi: disattivato il cellulare, si è rifugiato in un appartamento in Valbelluna, spegnendo le luci e abbassando le saracinesche, ma i carabinieri l’hanno stanato e posto in stato di fermo, dopo le operazioni d’identificazione, al Comando provinciale. Poi il trasferimento in carcere, dove l’uomo è rimasto. —



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