Longarone 1991, il triplete firmato Tomasella e Borsato
Ai gialloblù Prima categoria, titolo veneto e Coppa disciplina «Marogna mi convinse e a me piacevano le cose fatte bene»

LONGARONE. Leggasi alla voce “cavalcata”. Uno squadrone costruito per vincere e che ha vinto. Siamo nel 1991: insomma, andiamo parecchio indietro nel tempo.
Eppure in quegli anni Longarone visse pagine bellissime di calcio, con i gialloblù a raggiungere la Promozione. Presidente e artefice di quel dominio fu Pierluigi Tomasella, poi passato anche in dirigenza al Belluno. Parlare con lui della vittoria del campionato di Prima 90-91 è quasi un obbligo.

«I ricordi? Indelebili, anche perché avevo tanti anni in meno», scherza il numero uno di allora. «Il Longarone lo seguivo ai tempi della presidenza Speranza, ma solo da fuori. Poi ad un certo punto sono stato coinvolto da Ezio Marogna, e così mi sono tuffato in questo avventura. A me però non piace fare le cose a “metà via”, dunque con il tempo abbiamo creato una società e un gruppo di giocatori davvero forti. Anzi, se devo essere sincero, speravo di vincere prima… Ci siamo riusciti solo al terzo anno, conquistando la Seconda, mentre subito dopo ecco il triplete: campionato di Prima, titolo regionale e Coppa Disciplina…».
A proposito, nei quotidiani di allora giravano alcune interviste sull’interesse piuttosto marcato di Tomasella proprio nei confronti della Coppa Disciplina.
«In realtà non era vero, era solo una battuta. Io volevo vincere i campionati, anche se in quella stagione è stato bello portarci a casa tutto quanto».
Ad allenare Aldo Borsato.
«Era tra i migliori tecnici in circolazione. Fu molto bravo, visto che poi in Promozione ottenne pure la salvezza».
Guida tecnica okay, ma che squadrone quello lì.
«Antonio ed Angelino De Bona avevano deciso di smettere col calcio giocato, così dovetti andare alla ricerca di due centrocampisti. Un giorno vado a Godega ed incontro il direttore sportivo della Sacilese e troviamo l’accordo per Da Ros e Bottega. Decido di fare questa follia, anche se prima andavano convinti i diretti interessati. Molti hanno pensato che la molla decisiva furono i soldi, ma in realtà scelsero Longarone per il progetto vincente a loro prospettato».
C’erano pure due professionisti in quella squadra. Il brasiliano Pintinho e il portiere Ciolli.
«Pintinho arrivò dal Noventa, perché quella società stava cambiando assetto dirigenziale e quindi venne a crearsi l’opportunità di portarlo da noi. Più articolato il discorso Ciolli. Io quell’anno collaboravo con il Belluno di Paolo Stragà. Ad un certo punto decisero di prendere un portiere e si creò l’opportunità con questo estremo difensore che si svincolò dal Castel di Sangro. Poi però, per mancanza di adeguate coperture, l’affare salta. Mi dispiaceva troppo però pensare di aver messo in difficoltà un ragazzo così, dunque lo portai a Longarone. Fabio Jerman, titolare allora, capì e non si crearono malumori di nessun genere».
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