Longarone Fiere s’affaccia al futuro nuovo nome ma i soci restano gli stessi
Francesco Dal Mas / BELLUNO
Neppure all’indomani della tragedia del Vajont, la Mostra internazionale del gelato è rimasta ferma. Si tenne a Pieve di Cadore, per 5 edizioni di seguito. Il covid, invece, l’ha stoppata. Come ha impedito tante altre rassegne.
Ed ecco i 224 mila euro di deficit nel bilancio chiuso lo scorso 30 giugno ed il profondo rosso previsto dal consiglio di amministrazione di Longarone Fiere quest’anno.
Il piano industriale per il 2021 prevede un’altra stagione di crisi. La Riforma Madia ha stabilito che dopo tre bilanci in negativo, gli enti locali escano dalle società partecipate.
«Escludiamo che questo si verifichi già adesso» mette le mani avanti Roberto Padrin, sindaco di Longarone e presidente della Provincia. Padrin smentisce le indiscrezioni che davano Palazzo Piloni, il suo Comune e l’Unione montana in ritirata, addirittura nei prossimi giorni.
«Vorrebbe dire – confida – la chiusura della Fiera. Ciò che assolutamente noi non vogliamo. Anzi, puntiamo al rilancio». Dunque i soci, tutti i soci, manterranno le loro quote. Ed ecco le prime iniziative, con la modifica dello statuto e il cambio del nome “Longaronefiere Dolomiti”. Ci sarà anche più spazio per i soci privati. Prima dell’assemblea posticipata al 16 dicembre domani sarà chiamato a pronunciarsi il Consiglio provinciale, poi il 7 dicembre la municipalità di Longarone e l’assemblea dell’Unione montana.
Lo statuto, peraltro, sarebbe stato in scadenza il 31 dicembre prossimo. La proroga per la società è stata portata fino al 30 giugno 2050. Quindi il futuro è ipotecato, ma, appunto, si tratterà di ripianare i deficit in corso.
Basteranno i fondi che il Governo metterà a disposizione? «Temo di no – risponde Padrin -. Si tratta di 350 milioni per tutte le fiere italiane. Non so quante risorse potranno arrivare a Longarone, per quest’anno ed il prossimo». Saltata la Mig, sta per scivolare al 2021 anche Arredamont. O meglio, l’appuntamento di fine anno verrà annullato, quindi non resterà che attendere quello del prossimo anno. Il sindaco e presidente vede difficili eventi fieristici in primavera, trattandosi di avvenimenti che comportano assembramenti tra i più pericolosi.
«Non resta, dunque, che aspettare Roma, per gli indennizzi, e preparare un nuovo futuro. Certo, Longaronefiere non sarà più come prima. Ma forse… meglio di prima». Padrin dice di non nascondere la sua preoccupazione. «Sarà sicuramente difficile ripartire. Servirà la serenità di visitatori e espositori. Il rilancio non sarà semplice. Ma se tutti i soci ci metteranno del loro, sono convinto che Longarone fiere potrà ripartire».
Non c’è il rischio che gli investitori privati si disinnamorino? «Abbiamo davanti un evento mondiale come le Olimpiadi. Dobbiamo continuare a credere che la Fiera possa e debba essere un punto di riferimento per l'economia della provincia, delle Dolomiti. D’ora in avanti il mondo guarderà a noi e l’ente Fiera si rende disponibile non solo come vetrina, ma come piattaforma di nuove sensibilità e soprattutto di pratiche innovative per le terre alte, per le montagne patrimonio dell’Umanità». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi