Papa Francesco definì i superstiti del Vajont “un’onda di vita”
Il ricordo del sindaco di Longarone Roberto Padrin: «L’udienza del Papa fu la conclusione delle celebrazioni del 60° anniversario. Una conclusione migliore non ci sarebbe mai potuta essere».

«Indimenticabile l’udienza in Vaticano per ricordare il 60° del Vajont». Quegli istanti rimarranno per sempre impressi nella mente di Roberto Padrin, sindaco di Longarone. «Oggi la commozione è grande per la nostra comunità», sottolinea Padrin, «Il ricordo più intimo e più bello che ho del Papa è infatti legato al 60° del Vajont. A due momenti in particolare. La giornata in cui ha ricevuto in udienza la delegazione di superstiti e sopravvissuti, dando loro un messaggio di vita e di speranza ineguagliabile. E l’udienza privata in cui gli ho chiesto per la prima volta la possibilità di venire a Longarone, in visita al Cimitero di Fortogna, per il 60° del Vajont. È stato emozionante essere ricevuti in Vaticano, a gennaio 2024, a pochissimi mesi dalle celebrazioni del 60°. Anzi, proprio l’udienza del Papa è stata di fatto la conclusione dell’anniversario. E credo che una conclusione migliore non ci sarebbe mai potuta essere».
Papa Francesco definì la comunità di sopravvissuti e superstiti “un’onda di vita”: «E ho letto una straordinaria comunanza di commozione tra gli occhi del Papa e gli occhi, perlopiù lucidi, dei miei concittadini, dei sopravvissuti, dei superstiti, di chi aveva perso tutto nel Vajont, tutto tranne la dignità e la speranza», prosegue Padrin. «Quell’udienza è stata forse l’esperienza più bella vissuta da sindaco di Longarone. Fin dal viaggio verso Roma, in treno con la comunità, portando quel pastorale in legno, scolpito da Mauro Olivotto, poi donato al pontefice come messaggio di speranza. Ho percepito una grandissima emozione anche nei miei concittadini e in tutte le persone che hanno potuto ascoltare il Papa e stringergli la mano, la trepidazione nel percorrere le stanze vaticane, nell’attesa dell’incontro. Credo davvero che in qualche modo il cerchio del Vajont si sia chiuso, perché le parole e l’incontro con Papa Francesco sono stati un balsamo dolcissimo versato sulle ferite di una comunità ancora addolorata, inevitabilmente immersa nel dolore di un disastro indicibile».
Prima ancora c’era stata quella domenica di settembre del 2022 quando venne celebrata la beatificazione di Papa Luciani: «Anche quella è stata un’emozione fortissima, vedere l’effige del Beato Luciani sulla facciata della basilica, sentire un legame forte con il nostro territorio, tra un Papa bellunese e un Papa venuto “dalla fine del mondo”».
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