Lorenzago, piove dentro al museodedicato a papa Wojtyla
Belluno, Comune e parrocchia del paese che ospitò le vacanze di Giovanni Paolo II lanciano l'allarme
LORENZAGO.
Papa Wojtyla col ghiaccio. Il Comune e la Parrocchia di Lorenzago corrono ai ripari: piove dal tetto del museo dedicato a Giovanni Paolo II, per sei volte in vacanza ai piedi del monte Cridola, e l’acqua rischia di rovinare irreparabilmente quella che è stata la prima struttura museale che in Italia porta il nome del predecessore di Benedetto XVI. «All’ultimo piano della vecchia canonica abbiamo trovato perfino del ghiaccio» racconta Marco D’Ambros. D’Ambros è coordinatore del comitato di volontari che gestisce il polo religioso - culturale. «Un ghiaccio che si è formato con l’acqua penetrata dal tetto e abbiamo dovuto toglierlo con pala e piccone».
L’edificio è di proprietà del Comune ed è sempre stato destinato all’abitazione dei parroci, in verità per oltre mezzo secolo di don Sesto Da Pra, figura storica di Lorenzago, non solo come sacerdote. Il sindaco Mario Tremonti, informato del problema, ha immediatamente sollecitato l’intervento della Regione Veneto, ottenendo le più ampie rassicurazioni (siamo o no in campagna elettorale?). Sono da sostituire numerose tegole, ormai marce, ma soprattutto da mettere in sicurezza le travature. Come la Parrocchia, anche il Comune non vuole assolutamente perdere il patrimonio rappresentato dal museo, principale punto di riferimento culturale del paese. Anzi, il sindaco e la giunta si stanno adoperando, ormai da tempo, per trasformare l’antica sede scolastica, ormai dismessa, in un secondo museo, quello di arte sacra, per la cui realizzazione si è pronunciato ripetutamente Flaminio Da Deppo, del Gal, che ha già raccolto la disponibilità della diocesi di Belluno Feltre, in particolare di mons. Giacomo Mazzorana, responsabile dell’Ufficio Arte Sacra.
Mario Tremonti sta insistendo su Venezia perché intervenga nei tempi più rapidi. La spesa non è ingente; si tratta di 80 mila euro, a tanto ammonterebbe il costo della sistemazione del tetto. Soldi che Lorenzago non ha; né il Comune nè tantomeno la parrocchia. Il museo conserva paramenti sacri utilizzati da Wojtyla (ma anche da Benedetto XVI, quand’è stato a Lorenzago), la panca su cui si è seduto, il bicchiere di Gigi Vecellio da cui sorseggiò una aranciata nella baita poco distante dal passo Mauria.
Il bastone alpino al quale si appoggiava, numerose foto che raccontano i soggiorni del pontefice.
Due i piani attrezzati, anche con una sala audio-video. Nei propositi del Comitato di gestione c’è l’intenzione di aprire anche l’ultimo piano. Quello, appunto, minato dall’acqua e dal gelo. Acqua che è penetrata dal soffitto e che si nota da una delle sale del museo. «Come volontari siamo pronti ad attivarci, con la collaborazione del Comune, ma - insiste D’Ambros - non abbiamo neppure un euro di fondi». Quest’anno, fra l’altro, ricorre l’anniversario della morte di don Sesto Da Pra, nominato monsignore da Wojtyla nel corso della recita di un Angelus dalla casa di residenza, nella tenuta Mirabello. La parrocchia sta preparando un libro che farà memoria del sacerdote, definito “il parroco d’Italia” per la simpatia che Giovanni Paolo II aveva nei suoi confronti. La canonica, oggi appunto sede del museo, è stata la sua abitazione. E’, per tanti aspetti, un monumento. E non solo perché è vincolata.
«Appartiene a tutti - sottolinea ancora D’Ambros - e di tutti è l’impegno per salvarla». Il cuore di tutti i lorenzaghesi c’è, mancano i soldi.
«Non possiamo rinunciarvi proprio nell’anno in cui Benedetto XVI potrebbe ritornare».
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