Lorenzet, l'incubo è finalmente finito
L'artista zumellese è riuscito a lasciare l'Egitto con un volo Alitalia
Beppino Lorenzet è tornato ieri in Italia
MEL. Beppino Lorenzet è tornato a casa. Si è conclusa ieri la brutta avventura dello scultore zumellese, che si è trovato nel bel mezzo dei disordini egiziani ed è rimasto bloccato al Cairo alcuni giorni prima di riuscire a imbarcarsi e a rientrare in Italia. Ieri Lorenzet è riuscito a salire su un aereo Alitalia alle 14, ed è arrivato a Roma alle 17.20. Raggiunto telefonicamente, racconta l'orrore che si è trovato, suo malgrado, a vivere: «Per la strada c'erano morti e feriti, ho visto alberghi con tutti i vetri rotti, avevo paura che dessero fuoco anche al mio», spiega concitato, le parole che si accavallano e descrivono un Egitto in piena rivolta, carro armati in ogni dove, detenuti liberi e tanta paura. «Questa mattina sono uscito attorno alle 8, prima non si può perchè c'è il coprifuoco. Sono salito su un taxi e, facendo slalom attraverso i carri armati che stanno ovunque per le strade, sono arrivato all'aeroporto», racconta. «Lì la situazione è indescrivibile: c'è gente che ci dorme da giorni, in attesa di un aereo; c'è molta confusione, poco controllo. C'erano persone che ci rubavano i carrelli per trasportare i bagagli. Tutti vogliono lasciare l'Egitto. Alitalia ha fatto un ottimo lavoro per noi». Come lo hanno fatto i taxisti, che Lorenzet definisce «molto coraggiosi», ma anche gli stessi egiziani, «perchè gli stranieri non vengono toccati, non ce l'hanno con noi». Il pericolo maggiore, però, è rappresentato dai detenuti, «che sono stati liberati dalle carceri, e rubano tutto quello che si può trovare. La polizia si è dimessa. Ad Alessandria e al Cairo il mio albergo aveva tutte le finestre rotte, avevo paura che gli dessero fuoco». Lorenzet era ad Alessandria a tenere alcuni corsi di scultura, e ha raggiunto la capitale su un furgone «guidato da un egiziano. Ha sentito che ero straniero, mi ha caricato e portato al Cairo», continua lo zumellese. «I treni non si potevano più prendere, perchè i detenuti li avevano assaltati per rubare, e poi avevano anche portato via le rotaie». Per le strade Lorenzet ha visto uno spettacolo che probabilmente non dimenticherà mai: «Morti, feriti dappertutto, auto bruciate. E poi sparano tutta la notte; non ho mai visto, in tutta la mia vita, una cosa di questo tipo. Non ho mai pensato di vedere il Cairo ridotta così». «Sono stato fortunato», conclude prima di tornare a cercare un volo per Venezia, «perchè non ci hanno assaltati nei trasferimenti. L'ambasciata se n'è lavata le mani; per fortuna il personale dell'albergo, i tassisti, Alitalia e l'associazione per cui lavoro (Eurecna, ndr) sono stati bravissimi e ci hanno aiutati. Per fortuna è finita». Tutta Mel, e la famiglia dello scultore, possono tirare un sospiro di sollievo.
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