L’orso sbrana un’asina
TAMBRE D’ALPAGO. L’asina ha tentato di difendere il suo piccolo, ma la lotta con l’orso è stata impari; ci ha rimesso la madre. La cruenta battaglia per la vita, contro l’orso, si è svolta ieri mattina a Pianon, in comune di Tambre, precisamente in via Federa. È Pasqua e anche i plantigradi si risvegliano. Il primo è stato intercettato l’altra settimana in Val Scura, in Cansiglio, vicino a Val Menera, dove ha lasciato sulla neve una traccia grande come cinque accendini, messi in fila.
Il secondo ha portato la morte all’alba di ieri, vicino alla casa del veterinario capo della Regione, Giorgio Cester, là dove un allevatore dell’Alpago aveva azzardato a sistemare in un recinto con le fettuccine elettriche quattro asini, di cui una femmina che aveva partorito solo il mese scorso e che si prendeva cura, in questi giorni, della sua creatura.
L’orso, che dalle tracce lasciate sembra grande, si è avvicinato, probabilmente voleva il piccolo e, altrettanto probabilmente, l’asina ha reagito con tutte le sue forze. Una reazione disperata a considerare la carcassa rimasta. È la prima volta di un caso del genere in Alpago e da ieri tutti gli allevatori sono preoccupati, anzi allarmati.
Le duemila pecore alpagote sono ancora in stalla, ma subito dopo Pasqua dovrebbero essere portate all’alpeggio. Qualcuno dei 200 fra asini e cavalli, invece, si trova già all’esterno. In stalla restano, invece, gli 800 bovini. Da Pianon l’orso raggiungerà forse nelle prossime ore l’allevamento dei circa 50 yak e in questo caso sarà tutto da vedere chi la spunterà. Le corna degli “immigrati” dall’Himalaya, infatti, possono fare male anche a un plantigrado.
Quando, ieri mattina, gli agenti della Forestale sono arrivati sul posto hanno trovato ancora la carcassa. Uno spettacolo desolante; le foto stanno girando per il paese e hanno lasciato un po’ tutti interdetti.
Proprio un anno fa, tra Lamosano e San Martino, aveva cominciato ad aggirarsi Madi, compiendo le prime scorribande. Ma era un orso gentile, comprensivo. I due che si aggirano adesso tra l’Alpago ed il Cansiglio sembrano avere tutt’altri sentimenti. Uno dei due sarebbe radiocollarato, ma con la strumentazione inattiva. L’altro è uno sconosciuto. Probabilmente hanno svernato in Val Salatis, in qualche anfratto del monte Guslon. E, con il rialzo delle temperature, si sono svegliati e fiondati verso valle. Hanno fame e, quindi, si accomodano là dove trovano: un giovanissimo asino era carne fresca. Ma, per sua fortuna, s’è salvato, la madre, invece, si è sacrificata.
«Ritorna il problema dell’anno scorso e degli anni precedenti - mette le mani avanti Paolo Casagrande, presidente dell’Anpa - Come difenderci? I soliti sistemi di recinzione non bastano più. E siccome noi non chiediamo la caccia all’orso, abbiamo però il diritto di pretendere i risarcimenti della Regione».
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