Luana se n’è andata dopo dieci anni di battaglia alla Sla
FELTRE. Se n'è andata in punta di piedi. Quelli con cui ha sciato, corso, ha girato per il mondo. Quelli che non si sono mai fermati un istante finché non è arrivata la Sla, quella tremenda malattia che più di altre non vorresti mai incontrare sul tuo cammino, perché quando arriva poi ti blocca e non ti fa più andare avanti, non ti lascia più. Ma nonostante questo, Luana Gorza non si è mai lasciata fermare. Fino a domenica sera, quando la Sclerosi laterale amiotrofica se l'è portata via, a soli 52 anni. La notizia della sua scomparsa ha lasciato sgomento e sconforto nella comunità bellunese, che l'ha conosciuta davvero in molte vesti, come sportiva, come pittrice e fotografa, come scrittrice, come moglie e madre, amica e conoscente.
Gorza ha lottato per dieci anni contro un male incurabile, portando alta la dignità e conducendo la sua vita nel più tenace modo possibile, nonostante l'affaticamento e il progressivo indebolimento fisico. A darle un motivo in più per non mollare è stata la sua famiglia, sempre vicina, affiatata e unita in quell'estenuante lotta quotidiana. Il marito Johnny Schievenin, stimato corridore, allenatore e organizzatore di importanti manifestazioni sportive come la “Bellluno-Feltre”. I figli Chiara e Alessandro, giovani, forse troppo per vedere una madre stare male, peggiorare, andarsene così presto. Ma di Luana Gorza non rimarrà un'immagine sofferente. Di lei, che non ha mai voluto essere compatita e nemmeno esaltata per la battaglia che stava conducendo contro la Sla, resterà impressa la vitalità, la determinazione, l'incapacità di mollare, di lasciarsi sopraffare. Fino all'ultimo giorno.
«Luana se n'è andata come voleva lei, molto serena, dopo aver intrapreso un percorso lunghissimo, durissimo», si lascia andare il marito Johnny, sorretto da una grande forza emotiva, «Luana ha fatto grandi cose nella sua vita e le ha sempre fatte con semplicità. Non le sono mai piaciuti i giornali, le telecamere, le interviste. Ma quando una persona come lei lascia un messaggio così forte, quando dà un insegnamento grande come quello che ha dato a me e ai nostri figli, è una storia che si racconta da sé. Ha sempre lavorato a testa bassa e ha affrontato la malattia a testa alza fin dall'inizio», ricorda il marito, «ha avuto una vita difficile, ha perso la madre quand'era ancora giovane. Ma tutto questo l'ha resa la persona che è stata e quello che ha lasciato in ognuno di noi è una traccia importante».
Johhny Schievenin non può che fare un parallelismo con il mondo del volontariato, che lui stesso conosce molto bene dall'interno: «Quando c'è di mezzo la voglia di fare senza secondi fini le cose riescono sempre bene. Quando c'è la passione, la voglia di vivere, quando una persona riesce a trasmetterti tutta questa positività e tutti questi messaggi per affrontare la vita con la sua presenza, con un libro, delle poesie, ci rifletti e fai le cose più volentieri, con più energia. Non la dimenticheremo mai».
Luana Gorza era nata a Feltre nel 1962. Amante della natura, che ha immortalato con la macchina fotografica, con la matita e i pennelli, è stata anche una sportiva di un certo livello, nello sci e nella corsa. Ha partecipato alla maratona di Treviso e per due volte a quella di New York. Nel 2005 le è stata diagnosticata la Sla. Ha combattuto per dieci anni affrontando il suo dolore in versi, scrivendo poesie e nel 2009 anche un libro, la trasposizione narrativa della sua vicenda personale, “Storia del tempo inutile”. Il funerale si svolgerà in forma privata, come da lei espressamente richiesto.
Francesca Valente
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