Luca Zaia: «Veneti, uomini del fare. Useremo bene i soldi dello Stato»
Caro Presidente,
è con vero piacere che accogliamo la Sua visita nel Bellunese. Un territorio che identifica la forza di volontà, lo spirito di coesione e solidarietà, l’animo che non si lascia annientare dalle avversità e la capacità di rialzarsi. Patrimonio inscalfibile che è anche di tutta la gente veneta.
Insieme, renderemo omaggio a oltre 1.900 vittime innocenti. Uomini e donne, e quasi 500 bambini, travolti da una delle più grandi sciagure tra quelle causate dall’incauto e incosciente sfruttamento della natura da parte dell’interesse dell’uomo: la tragedia del Vajont.
Come già a fronte delle guerre e altre sciagure, i sopravvissuti si sono rimboccati le maniche, relegando lutti e ferite nell’animo, per far risorgere i loro paesi.
Siamo veneti, Signor Presidente: siamo uomini del fare. Il lavoro per la mia gente è una sorta di religione che unisce le generazioni. È la forza propulsiva di una società che, non soltanto cerca il benessere ma proprio nel lavoro come valore ha la certezza di poter superare le più grandi avversità.
Come la tempesta “Vaia” di questo autunno. Una tempesta che non ci ha costretto a una conta delle vittime ma che ha, tuttavia, sfigurato questo splendido territorio, ferendo gli animi e lacerando un tessuto economico che ha nel turismo la sua ragione d’essere.
Il Suo aiuto e la Sua vicinanza li abbiamo avvertiti immediatamente. Quando, per telefono, durante le ore cruciali della tempesta, mi chiese informazioni su quanto stava accadendo e manifestò la Sua solidarietà. Ma anche successivamente, quando la Sua opera di sensibilizzazione scongiurò il pericolo più grande per le nostre “terre alte” : il rischio di essere dimenticate dopo l’emozione iniziale. Il fatto che Lei venga a rendersi conto personalmente di quale sfregio abbiano subìto queste montagne d’incanto, è un segnale di importanza enorme affinché non si distolga lo sguardo da quanto accaduto.
Le nostre Dolomiti, uniche al mondo e consacrate patrimonio dell’Umanità Unesco, sono state letteralmente sfigurate. Ventottomila ettari di boschi, su 100. 000 complessivi, non esistono più. Sono schiantati sotto un vento che ha raggiunto quasi i 200 chilometri orari. Montagne e valli sono ora come un immenso tavolo su cui una mano enorme e crudele sembra si sia divertita a lanciare bastoncini dello shangai. A questa ferita sono da aggiungere 122 situazioni di dissesto idreogeologico e i danni e i disagi delle inondazioni in altre province.
Abbiamo contato 1.734 milioni di euro di danni in 208 comuni; 2 milioni e mezzo di metri cubi di legname abbattuti, 122 nuovi dissesti idrogeologici, case e fienili travolti dalla furia del vento. Siamo uomini e donne del fare, dicevo, e con orgoglio ho visto i veneti rimboccarsi subito le maniche; proprio come i loro genitori o i loro nonni, a Longarone, all’indomani del 9 ottobre 1963.
Grazie al Governo e alla Protezione Civile, che si sono mossi con rapidissima tempistica, possiamo già contare su quasi 928 milioni di euro, di cui 382 stanziati per il 2019. Fondi immediatamente spendibili. Come commissario per l’emergenza, Le confermo che abbiamo attivato subito 95 cantieri per il dissesto idrogeologico e numerosi altri per il recupero forestale. Oltre ai finanziamenti pubblici, vorrei citare gli oltre 4 milioni di euro raccolti sul conto corrente “Il Veneto in ginocchio” e gli 800.000 raccolti tramite gli sms solidali che, grazie alla generosità dei colleghi Presidenti delle altre regioni colpite, sono stati destinati interamente al Veneto. Segno che è stata compresa l’enormità della catastrofe. Siamo grati a chi ci ha teso la mano, così come hanno sempre dimostrato di saper fare i Veneti con tutti: un veneto su 4 è attivo nel volontariato e i gruppi di Protezione civile sono un nostro fiore all’occhiello.
La rassicuro, Presidente, portandole l’esempio di quanto fatto per la grande alluvione del 2010: da queste parti i soldi – se ci sono – vengono spesi bene e nell’esclusivo interesse delle comunità colpite.
Questa provincia che Lei visiterà è interamente montana. Chiede ora un’attenzione speciale. Per questo il 22 ottobre 2017 i cittadini bellunesi hanno votato in massa per un’autonomia, non soltanto regionale ma anche provinciale. In quali forme lo vedremo, ma di sicuro l’autonomia differenziata che il Veneto si merita sarà declinata in modo tale da dare ai territori nuove possibilità di gestione di competenze e risorse. Nella nostra visione dell’autonomia, infatti, la Regione è il legiferatore ma il vero potere esecutivo va gestito dai nostri bravi sindaci e dagli amministratori di una montagna che deve poter rinascere e vivere. —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi