Luchetta: qui gli edifici vecchi sono robusti
Il presidente degli Ingegneri invita a non fare allarmismi: «La conoscenza deve comunque crescere»
BELLUNO. «Non bisogna fare dell’allarmismo: il pericolo che c’è oggi è quello che c’era ieri, ma occorre accrescere ulteriormente la sensibilità e la coscienza dei cittadini anche sulle caratteristiche dei fabbricati».
Il giorno dopo il sisma di magnitudo 3.4 della scala Richter che ha avuto come epicentro il comune di Voltago Agordino e che è stato percepito in tutta la provincia e anche fuori, il presidente dell’ordine degli ingegneri di Belluno, Luca Luchetta, fa il punto sulla situazione degli edifici sul territorio. Fortunatamente mercoledì non sono stati registrati danni.
«Va detto – spiega però Luchetta – che un terremoto con quella magnitudo non dovrebbe causarne. E si deve aggiungere che non si possono paragonare sismi di eguale magnitudo verificatisi in posti diversi, perché ci sono vari fattori locali (morfologia, geologia) che influiscono sulle conseguenze di un terremoto».
Certo queste ultime possono dipendere anche dalle caratteristiche con cui sono stati costruiti gli edifici. A questo riguardo, secondo Luchetta la situazione bellunese non si discosta da quella italiana. «È un territorio a macchia di leopardo – dice – soltanto dopo il terremoto del Friuli del 1976 si è iniziato a ragionare sulle costruzioni con criteri antisismici, specie nella zona della Val Belluna e dell’Alpago che hanno un grado di sismicità superiore».
Gli edifici costruiti da allora in poi, e quindi soprattutto dal 2003 ad oggi, hanno tenuto conto del rischio sismico rilevato, quelli più vecchi no. Tuttavia, Luchetta invita a non generalizzare. «A differenza di altre zone – dice – nel passato, in montagna, anche senza considerare il problema terremoti, sono stati costruiti edifici più robusti, più razionali e anche più curati soprattutto per far fronte alle difficili condizioni climatiche. Quindi non vuol dire che tutti gli edifici costruiti prima degli anni ’80 non siano sicuri. Oggi è impossibile dire quanti siano quelli sicuri e quelli no. Lo scorso marzo, comunque, è stato approvato il decreto ministeriale 65 (il sisma bonus) che detta le linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni».
Il presidente degli ingegneri di Belluno invita comunque a non fare degli allarmismi dopo l’evento del pomeriggio di mercoledì. «La sismicità nelle nostre zone c’è – sottolinea – anche in Agordino, nonostante non sia delle più elevate (tutti i comuni sono in zona tre, salvo Livinallongo che è in zona 4), si deve tenerlo presente, giacché soprattutto la conca di Agordo è vicina alla linea della Valsugana che dalla valle va fino in Cadore. La classificazione odierna risale solo al 2003, poi rivista nel 2006. La coscienza di ciò da parte dei cittadini deve tuttavia crescere, perché è vero che non è successo niente, ma non per questo occorre fare spallucce. La zolla africana sta continuamente spingendo verso quello euroasiatica e l’energia prodotta prima o poi si libererà con altre scosse da qualche parte».
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