Luci rosse al “Tre Gai”, processo con "sconto" per i gestori

Gli imputati per prostituzione hanno preferito il rito abbreviato al processo pubblico. Le ragazze e tutti i loro clienti non saranno ascoltati in aula il prossimo 11 ottobre
gian paolo perona- perona- feltre- carabinieri e polizia al tre gai di villapaiera
gian paolo perona- perona- feltre- carabinieri e polizia al tre gai di villapaiera

FELTRE. Abbreviato al Tre Gai. I due gestori del ristorante a luci rosse di Villapaiera hanno scelto di non andare a processo pubblico. Non saranno ascoltati in aula le ragazze, che si sarebbero prostituite nei sei privè dotati di divanetti e protetti da pesanti tende, e i loro numerosi clienti, ma il procedimento penale si svolgerà tutto sulle carte del procuratore Francesco Saverio Pavone. Soprattutto i filmati raccolti dalle telecamerine piazzate dai carabinieri della Compagnia di Feltre. Il gip Federico Montalto ha riunito i due procedimenti in continuazione per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione a carico di Gianluigi De Cian e Fatima Rhourab e fissato il rito alternativo per l’11 ottobre. Due procedimenti, come il numero delle inchieste aperte, per le stesse ipotesi di reato.

Il 58enne De Cian e la 33enne marocchina Rhourab sono agli arresti domiciliari, tra Sedico e il comune trevigiano di Borso del Grappa, e la misura cautelare non è cambiata. Ieri mattina gli imputati hanno raggiunto il palazzo di giustizia, scortati dagli agenti della polizia penitenziaria e accompagnati dagli avvocati Livio Viel e Sandro De Vecchi. Erano stati arrestati dagli stessi militari ai primi di giugno, dopo essere già stati sottoposti a un’inchiesta per lo stesso motivo e portati in carcere, rispettivamente a Pordenone a Venezia Giudecca. Dopo i ricorsi al tribunale del Riesame presentati dai difensori, sono stati scarcerati, ma ristretti ai domiciliari. Nel frattempo, il locale è stato chiuso da polizia e carabinieri e la licenza è stata restituita. Nessuna conseguenza per il proprietario dell’immobile, perché era legittimato a non sapere che tipo di attività alternativa si svolgesse all’interno dell’osteria ristorante e non ha violato la legge Merlin. Nessun problema neppure per i clienti, che sono stati ascoltati in queste settimane. Rischiavano il favoreggiamento, se avessero mentito agli investigatori, ma anche l’accusa di false informazioni, se non avessero detto la verita al pubblico ministero.

De Cian e Rhourab hanno sempre detto che le ragazze potevano al massimo fare uno strip fino all’intimo o sorseggiare in compagnia una bottiglia di vino. Secondo la procura, invece, i 50 euro servivano a consumare rapporti completi e venivano divisi con i gestori.

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