Luci sempre accese per protesta
PIEVE DI CADORE. «Darò ordine all’Ufficio tecnico che da questa sera tutte le luci pubbliche siano accese e rimangano accese tutta la notte», afferma Maria Antonia Ciotti, sindaco di Pieve, molto arrabbiata (per non dire furiosa, ndr) mentre sventola il foglio con il quale ha ricevuto la comunicazione che il prelievo cosiddetto “di solidarietà” nel 2015 per Pieve sarà di 915.280 euro, ben 195.778 in più del 2014.
«In questi anni ho fatto restare al buio i cittadini con l’unico scopo di risparmiare e contribuire al risanamento dell’Italia», ha aggiunto, «ora però mi sono stufata e ordinerò che l’illuminazione rimanga accesa come hanno fatto i Comuni spreconi, le spese dei quali paghiamo con il contributo di solidarietà. Così è inutile anche convincere i cittadini a contribuire con il loro 5 per mille al bilancio comunale. La situazione è diventata insostenibile. In questo momento non so proprio come fare per chiudere il bilancio di quest’anno. Non riesco a comprendere come il governo Renzi possa tassare in questo modo un comune piccolo come Pieve che, oltretutto, trovandosi al centro di un comprensorio, ha delle spese di gestione dei servizi ben più alte degli altri. Penso», prosegue la Ciotti, «che quel gruppo di giovanotti che ci amministra da Roma voglia scipparci l’introito dell’Imu proveniente dalla diga dell’Enel, dalla quale riceviamo il pagamento di questa imposta. Per far presente lo stato di disagio al quale ci obbliga il governo, solo per dare i nostri soldi a Comuni che probabilmente li hanno sprecati in passato, ho preparato un documento nel quale pongo ai governanti alcune domande, alle quali, come sindaco eletto dal popolo e in pieno possesso dei suoi poteri, esigo precise risposte».
Nel documento citato, innanzitutto il sindaco Ciotti chiede di poter conoscere se il comportamento dei sindaci seri, cioè quelli che non hanno fatto spese ingiustificate e hanno risparmiato, ha portato realmente un beneficio alle casse dello Stato. «Chiedo poi quali e quanti tagli sono stati fatti ai ministeri. E, inoltre, perché il governo si accanisce sui piccoli comuni, mettendo in seria crisi l’operato dei primi cittadini che hanno giurato fedeltà alla costituzione. Infine, vorrei sapere cosa potremmo fare a Pieve per recuperare l’ulteriore buco di bilancio provocato da questi 915,280 euro che mancano nel 2015. Ognuno di noi però può già rispondersi da solo: è un gravissimo tentativo di lesione delle autonomie locali. Ma i conti si faranno a fine corsa, in tutta trasparenza e dicendo la verità "vera" per la quale non serve avere memoria». (v.d.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi