L’ultimo abbraccio a Mauro Crepaz

LIVINALLONGO. Tutta la comunità fodoma si è fermata ieri per dare l’ultimo saluto a Mauro Crepaz, il 35enne carrozziere morto lunedì sera a causa dello scoppio di una bombola di gas argon, usata per le saldature, che stava manovrando nell’officina dove lavora.
Com’era prevedibile, la chiesa parrocchiale di Pieve non ce l’ha fatta a contenere le centinaia di persone arrivate dall’Agordino e dalle vallate vicine per partecipare alle esequie. Tanta la gente che è rimasta fuori, sul sagrato e intorno alla chiesa a seguire la messa. Intorno alla bara di legno bianco si sono dovuti stringere, per riuscire a starci tutte, le tante rappresentanze degli alpini e dei vigili del fuoco con le loro bandiere e gagliardetti, in un grande abbraccio al loro compagno, commilitone, amico. Mauro, infatti, faceva parte del corpo dei vigili del fuoco volontari di Livinallongo, era uno degli autisti, e anche del Gruppo Alpini Col di Lana. Sopra il feretro, entrambi hanno voluto appoggiare il suo cappello con la piuma e il suo elmo, come a volerglielo far indossare un’ultima volta. C’erano i compagni del Gruppo Folk Fodom, nel quale era stato uno dei ballerini per più di dieci anni, con il costume ladino e i bambini della squadra di calcio dell’Us Fodom.
Vicino ai familiari, alla moglie Erica, gli amici più cari. I titolari dell’ “Autofficina Crepaz”, dove Mauro lavorava, Dario e Sisto, sconvolti dal dolore per la perdita così tragica di quello che per loro era quasi come un figlio. E poi quanti conoscevano Mauro, magari solo di vista, ma hanno voluto essere presenti per testimoniare la vicinanza di tutta la comunità. Anche il canto del Coro Parrochiale S.Iaco era rotto dall’emozione.
«Non vi dirò parole di speranza, perché in questo momento il vostro cuore è chiuso nel dolore e non le capireste», ha detto nell’omelia il parroco don Dario Fontana. «Ma vi darò la chiave per comprendere questo momento. Pensate all’amore paterno di Dio, che ha sacrificato il suo unico figlio per la nostra salvezza. Non c’è amore più grande. Un amore, da morire». E infine un monito. «Facciamo un proposito, facciamolo per Mauro. Nella vita ci sono già così tanti momenti tristi. Cerchiamo allora di non essere noi stessi causa di dolore per chi ci sta vicino».
Dopo che sono state lette la preghiera dell’alpino e quella del vigile del fuoco, il lungo corteo si è diretto verso il cimitero, con il feretro di Mauro portato a spalla dai pompieri e dagli amici. Nel camposanto è risuonato “Il Silenzio”, suonato dalla tromba del giovane componente della Banda da Fodom, Davide Pellegrini. Un ultimo saluto, un ultimo abbraccio a un giovane che mancherà alla moglie Erica, ai figli Matteo Giacomo e Irene, alla mamma, ai fratelli e a tutta la comunità.
Lorenzo Soratroi
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