L'ultimo saluto a Francesco: «Proteggici da lassù»

Familiari, parenti, amici e compagni di squadra ad Arten di Fonzaso per i funerali del 23enne morto nell’incidente di Rasai. 

FONZASO. Salutarsi per l'ultima volta a 23 anni. Portare il peso di quella bara sulle spalle fino al cimitero, fare una breve sosta di fronte alla sua casa di Arten, il luogo dove riposava, per condurlo verso quello dove riposerà per sempre. Per gli amici che lo hanno accompagnato e per i familiari, i compagni di squadra e di scuola, i compaesani che lo hanno seguito, Francesco Bottignole sarà questo, assieme a molti altri ricordi. Il più doloroso, quello di comunità, si è impresso  durante il funerale del ragazzo che da domenica mattina non c'è più, strappato alla vita per lo scontro contro il muro di quella casa a Rasai, nella notte tra venerdì e sabato scorsi.

Tanti, tantissimi i giovani che lo hanno raggiunto per salutarlo un'ultima volta. «Ricordo quando mamma mi ha mostrato il test di gravidanza, ero al settimo cielo», esclama la sorella Doris in lacrime, «non volevo che nessun altro ti prendesse in braccio, ero gelosa e avrei fatto di tutto per proteggerti. Eri un bambino vivace, ma poi ti sei tranquillizzato. Ti prego veglia su di noi ma soprattutto su mamma, papà e la nonna, perché stanno vivendo un dolore tremendo. Saluta i nonni da lassù, ti amo, sarai per sempre con me, nel mio cuore, la mia mente e i miei ricordi».

«Ciao Francesco», si accoda un amico, «ci ho messo un paio di giorni per capire che non c'eri più. Mi sembra tutto così strano, mi ha preso un senso di vuoto che non mi abbandona più. Ti prometto che un posto ti è stato riservato dentro ognuno di noi, perché nessuno muore veramente se vive nel cuore di chi resta. Ti chiedo un favore: proteggi i tuoi genitori che in tutti questi anni ci hanno sempre accolti in casa come fossimo loro figli. Proteggi tua sorella e la sua famiglia, che hanno attraversato migliaia di chilometri per venire a salutarti, e se ti rimane del tempo guarda in giù anche per i tuoi amici».

Il suono di una cornamusa accompagna le lacrime che rigano i volti di molti. Il celebrante gli parla come ce l'avesse davanti sfogliando le foto delle sue tappe religiose, come quella della «prima comunione del 2002, dov'eri al centro del gruppo di bambini. Alla fine della messa sono state liberate due colombine in segno di pace, quello che poi è stato il tuo programma di vita. Nel 2007 hai ricevuto la cresima: eri più grande e nella foto sembri già un signorino. Ti ricordi quando venivi alla catechesi? Quanta vivacità, ma sempre con grande rispetto. L'anno scorso poi hai collaborato al Decennale della Madonna. Negli anni che hai trascorso con noi ci hai mostrato il tuo cuore generoso, fino all'ultimo, anche donando gli organi. Mi sembra di sentire tu che dici a ognuno di noi che la vita è un dono che va custodito come un tesoro unico. Mi sembra che tu dica “giovani, amate la vita”. Ogni tanto fermatevi e domandatevi come state vivendo questo dono».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi