L’ultras della Lazio arriva alla Cassazione per l’obbligo di firma
AURONZO. L’ultrà della Lazio non vuole l’obbligo di firma. Il 48enne romano Franco Costantino ha presentato un ricorso in Cassazione, per farselo togliere, in concomitanza con le partite della squadra di calcio. Secondo lui, sono stati violati i diritti della difesa, ma la suprema corte gli ha risposto che le sue lamentele sono «manifestamente infondate», condannandolo al pagamento delle spese processuali e di 2 mila euro per la Cassa delle Ammende.
Costantino è indagato per aver preso parte a episodi di violenza, ad Auronzo, subito dopo l’amichevole del 28 luglio dell’anno scorso, tra Lazio e Spal. Non alla rissa di via Cella, davanti all’Hostaria, ma al successivo tafferuglio in piazza Vigo, nella zona del bar l’Ottavo Nano. Dove i laziali avrebbero cercato di rifarsi delle botte prese dai ferraresi lontano dal campo sportivo. Il provvedimento del questore è del 9 ottobre ed è stato notificato il giorno dopo e convalidato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale: obbligo di firma due volte al giorno per cinque anni, in coincidenza con gli incontri della Lazio.
L’uomo, che è uno dei 33 indagati dalla Procura della Repubblica di Belluno ha lamentato la compromissione delle prerogative difensive perché, dopo la comunicazione dell’avvio del procedimento amministrativo del Daspo, non gli era stato consentito l’accesso agli atti. Oltre a questo, era poco tempo a disposizione e non era facile arrivare a Belluno per una persona residente a Roma. Il procuratore generale della Corte di Cassazione ha escluso che ci siano stati ostacoli ai diritti della difesa. Il pm non aveva negato gli atti, ma solo la restituzione del telefonino sotto sequestro per esigenze investigative e l’estrazione di copie degli atti. La Corte gli ha dato ragione, aggiungendo che conta poco il fatto che l’indagato abiti a Roma e della salire a Belluno, per difendersi nel migliore dei modi.
Il ricorso è infondato, pertanto va rigettato. Non solo: Costantino dovrà pagare le spese e la Cassa delle Ammende. —
Gigi Sosso
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