L’uomo della Val Rosna riposa al fresco a Ferrara in attesa del suo museo

il reperto
Al momento resta “al fresco”, custodito dall’università di Ferrara, il cacciatore di Val Rosna che deve conservare al meglio i suoi quattordicimila anni di vita. Ma l’intento dell’amministrazione sovramontina è quella di riportare le antiche spoglie sull’altopiano di origine, in quel riparo dove una quarantina di anni fa Aldo Villabruna, ne fece scoperta casuale.
Ma dove riportare in sicurezza il preziosissimo reperto che si è conservato nonostante il lungo tempo trascorso? «È chiaro che lo scheletro dell’uomo di Val Rosna dovrà trovare una giusta collocazione e dovrà tornare a noi con tutti i criteri di massima sicurezza», spiega il sindaco Federico Dalla Torre. «La collocazione sarà quella del Muvar, come si chiama il futuro museo in allestimento al piano terra dell’istituto comprensivo di Sorriva, e non potrà prescindere da un ampliamento degli spazi per valorizzare il reperto».
Un passo alla volta. Intanto, con duecentomila euro in più rispetto a un milione di euro incassato nel 2014 dai fondi Comuni di Confine, il museo sull’uomo di Val Rosna, del cacciatore di quattordicimila anni fa, sta procedendo con tutti gli accorgimenti, nell’allestimento per rendere suggestivo il viaggio a ritroso grazie alla tecnologia. All’homo sapiens sarà dedicato dunque un sito che si prevede molto attrattivo, il cui allestimento è stato affidato a una ditta specializzata che riprodurrà un museo interattivo, con video e ricostruzioni in 3D.
Si è voluto puntare a una musealizzazione a carattere didattico – divulgativo secondo le ultime tecniche di ricostruzione multimediale, aveva annunciato il sindaco Dalla Torre, in due occasioni pubbliche con la soprintendente Chiara D’Incà e il docente universitario di Ferrara Marco Pedesani, quando era stato presentato il progetto sul riparo di Val Rosna, a firma dell’architetto Marino Baldin. —
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