Lupi: «Reti inservibili, altrove li uccidono»
BELLUNO. «Misure preventive come i recinti elettrificati non sempre funzionano e non bastano. Lo sanno bene gli allevatori che devono confrontarsi direttamente con la ricomparsa del lupo nel nostro territorio».
A sottolinearlo è Orazio Da Rold, titolare di un’azienda agricola a Tisoi e gestore di Malga Col Toront, in Nevegàl. «In queste ultime settimane alcuni comuni hanno ospitato incontri in cui si è parlato dei grandi carnivori. È ovvio che per i naturalisti il ritorno del lupo sia positivo, in quanto indice di biodiversità ed elemento di equilibrio della catena alimentare. Ma per gli allevatori è un altro “paio di maniche”», tiene a far presente. «Tanta parte dell’opinione pubblica e chi abita in città non sanno cosa significhi avere a che fare in modo diretto con il lupo, che a noi mangia letteralmente le fonti di reddito. Chi alleva va a dormire la sera con la paura di svegliarsi la mattina e trovare i propri animali sbranati».
Da Rold concentra la propria riflessione sui mezzi di protezione. «La Regione Veneto mette a disposizione risorse per i recinti elettrificati, ma non funzionano, in primis per la conformazione del nostro territorio, che è tutto in pendenza: sfruttando quest’ultima, i lupi riescono a entrare e poi a uscire», precisa l’allevatore e imprenditore agricolo. «Da aggiungere il fatto che per 200 mila euro stanziati sono arrivate richieste per 600 mila. Personalmente non ho presentato domanda: a Malga Col Toront, che metterò in funzione a fine maggio, i recinti sono improponibili. A ogni cambio di pendenza dovrei mettere un paletto e il mio pascolo è interessato dal passaggio di alcuni sentieri. Inoltre, il primo filo deve essere a 15 cm da terra: bisognerebbe tagliare l’erba in continuazione perché non interferisca con il funzionamento elettrico del recinto».
Non è una soluzione nemmeno creare un piccolo recinto per la notte: «Da un lato si rovina il pascolo», spiega, «dall’altro non si dà alle mucche la possibilità di mangiare l’erba approfittando del fresco delle ore notturne. In più è già capitato ad alcuni pastori che i lupi abbiano spaventato le pecore, spingendole a rompere il recinto».
Secondo Da Rold ci sarebbero dei metodi per tutelare gli allevatori e far sì che i lupi non si avvicino alle abitazioni. «In Svizzera sono consentiti abbattimenti eccezionali qualora singoli lupi causino danni notevoli all’uomo», sottolinea. «Anche in Francia la deroga alla conservazione del lupo si attua nel caso di pericoloso avvicinamento agli insediamenti antropici, tramite la dissuasione per spavento dell’animale, tiro di difesa (quanto c’è attacco al bestiame), tiro di prelievo. A stabilire gli interventi è il prefetto e sono previste sanzioni e la reclusione per chi infrange le regole».
Insomma, bisogna creare le condizioni affinché il lupo faccia il suo “lavoro”, ossia cacciare la fauna selvatica, e non attaccare gli allevamenti dell’uomo. «Mi auguro che la Regione possa prendere in considerazione l’adozione di sistemi come quelli utilizzati in Francia», dice ancora. «Per gli allevatori la questione lupo è una vera e propria emergenza: ne parleremo il 24 maggio, alle 20 nella sala San Felice a Trichiana, nel corso di un incontro organizzato dagli allevatori della Sinistra Piave». «Intanto sono preoccupato per i miei animali», conclude. «A fine maggio li porterò in malga e ho selezionato quelli più giovani e forti, sopra i 2 anni. Gli altri resteranno “a casa”».
Martina Reolon
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