L’Usl: «Punto nascite aperto solo se si troverà il personale»
pieve di cadore
«Il servizio del punto nascite di Pieve di Cadore è stato sospeso perché non si riesce a trovare il personale per mandarlo avanti. Solo se avremo pediatri ed ostetriche potremo riattivarlo come un tempo». Se dal Ministero della Salute arriva la buona notizia del mantenimento del punto nascite cadorino, d’altro canto però per il direttore generale dell’Usl, Adriano Rasi Caldogno, le prospettive di riattivazione non sono così certe.
«Noi da tempo ci stiamo muovendo per garantire il servizio, ma se lo abbiamo sospeso è perché non c’è il personale per tenerlo aperto. È il solito problema che interessa in particolar modo la nostra provincia, ma non esclude il resto del Veneto», sottolinea ancora il direttore generale.
«Noi abbiamo nuovamente pubblicato i bandi per reclutare personale ostetrico e pediatrico: soltanto se avremo queste figure potremo far ripartire il servizio a Pieve di Cadore».
La situazione negli ospedali bellunesi, e in particolare in Cadore e in Agordino è pesante, come denuncia il referente provinciale dell’Anaao, Luca Barutta. «Molte sono le situazioni che preoccupano la nostra azienda e che mettono in forse determinati servizi», precisa Barutta.
Il ragionamento del medico parte dalle considerazioni sulla Neurochirurgia a Belluno. «Si tratta di un servizio che avrebbe bisogno di essere gestito in proprio, cioè non in convenzione con Treviso. Se vogliamo un’attività efficiente deve essere garantita da personale che faccia capo alla nostra Usl. Come», prosegue il referente del sindacato Anaao, «è necessario potenziare gli ospedali periferici. A Pieve di Cadore la bella notizia del mantenimento del punto nascite va a collidere col fatto che ad oggi ci sono solo due ginecologi attivi che fanno ambulatorio. Se si vuole tenere aperto il punto nascita deve essere potenziato con personale adeguato».
E cosa dire poi del fatto che nella «Chirurgia cadorina ci sono solo tre chirurghi di cui uno è il primario, e ci sono cinque medici internisti? Come si capisce, gestire un ospedale con questo personale diventa difficile. Ed è critica ad Agordo dove di notte non c’è alcun medico di guardia presente, se non quello del Pronto Soccorso. Ci sono certo le reperibilità per la Chirurgia e la Medicina, ma non per l’Ortopedia. E nelle festività il chirurgo non è neanche reperibile, resta soltanto quello del reparto di Medicina. Questo evidenzia situazioni a rischio negli ospedali periferici che vanno superate», dice Barutta. «Nel Piano socio sanitario regionale si fa riferimento alla rotazione del personale medico per non impoverire le competenze. Ma questa non è certo la panacea per tutto». Per il referente Anaao le criticità del personale sono presenti anche a Feltre. «In crisi è tutta l’area dolomitica e dobbiamo correre ai ripari prima che ci chiudano i servizi». —
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