Ma l'avversario è a Roma
Il governatore veneto Galan
"Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge” confessato da Ugo Foscolo, è da sempre parte integrante del Dna di Giancarlo Galan. Ma nell’indirizzarlo contro un altro tipo tosto come Luis Durnwalder, rischia di scornarsi a vuoto in un duello tra corpulente alci per dimostrare chi delle due sia più forte, mentre in disparte il branco se la gode e continua a farsi i fatti suoi. E siccome, nella fattispecie, il branco sta a Roma, è lì che il governatore del Veneto dovrebbe indirizzare la propria ira funesta, non su Bolzano o sulle sue varianti Trento e Trieste: se non altro perché, se dopo un vittorioso cozzo di corna dovesse trovarsi allineato alle due vicine regioni a statuto speciale, scoprirebbe di aver magari recuperato un po’ di soldi, ma di trovarsi invischiato negli stessi problemi di fondo. Il vero e perfido concorrente del sistema produttivo veneto, ma anche dei semplici cittadini, oggi è rappresentato non dai vantaggi di cui godono alcune aree del Paese, ma dalla perversa alleanza tra due perfidi bachi di questo Stato: il fisco e la burocrazia.
Ci sarà pure un motivo se oggi alcune aziende altoatesine, a partire da due colossi come Fercam (logistica) e Salewa (abbigliamento sportivo) stanno pensando al trasloco in Austria, dove la tassazione sul reddito d’impresa è del 25%, contro il 33% (più il 4,25% di Irap) dell’Italia. E dovrà far pensare il fatto che dal primo gennaio prossimo, con l’ingresso nell’area Schenghen della Slovenia, a una ditta friulana basterà attraversare la strada a Gorizia per usufruire egualmente di un’imposizione del 25%, oltretutto destinata a scendere al 20% entro il 2010, come dire dopodomani.
A fronte di questi benefici concreti di là dell’ex confine, quelli di cui godono oggi le due regioni nordestine a statuto speciale sono i classici bruscolini. Un esempio per tutti: Thomas Baumgartner, presidente di Fercam, spiega che i 5,6 milioni di euro di utili ante tasse del 2006 si sono ridotti, dopo il pagamento delle imposte, a 1,7.
La burocrazia è non meno devastante. La friulana Danieli ha avviato a inizio 2007 una trattativa con la confinante Carinzia per costruirvi uno stabilimento, e sta già per aprire i cantieri. E in quella regione qualsiasi imprenditore di qualsiasi nazionalità può avviare una nuova attività in meno di un mese. A Bolzano Heiner Oberrauch, titolare di Salewa, sta combattendo da sette anni per realizzare una nuova sede in casa propria che tra l’altro creerebbe 150 nuovi posti di lavoro; e intanto le regole del gioco sono cambiate sei volte. Senza contare tutto il resto: passando a est, in Slovenia il costo del personale è due terzi di quello italiano, l’ordinamento giuridico è molto più semplice, e il territorio gode dei fondi strutturali obiettivo 1 dell’Unione Europea, con aiuti alle imprese che possono arrivare fino al 50 per cento degli investimenti.
Ha ragione il governatore friulano Riccardo Illy quando denuncia che “a Roma di questi problemi non si preoccupano, mentre per noi rappresentano uno svantaggio competitivo”. Nel prenderne nota, Galan si domandi anche come mai il suo bersaglio preferito Durnwalder riesca a portare a casa risultati concreti grazie a due-tre sparuti parlamentari, e il Veneto non ci sia riuscito, né in questa né nella precedente legislatura, malgrado decine tra deputati e senatori. Conta di più assicurarsi i benefici dei confinanti o peggio ancora impedire loro di usufruirne, oppure impegnarsi in una battaglia che parta dal Nordest per sconfiggere questi pezzi di Stato parassitario, cialtrone ed esoso?
“L’armi, qua l’armi: io solo / combatterò, procomberò sol io”, invocava Leopardi. Non ci caschi, presidente Galan; non ci privi dell’apporto del suo foscoliano “spirto guerrier”, ma neanche se lo bruci in proprio nella lotta con i vicini di casa: dia piuttosto la sveglia alle truppe venete di ogni colore di stanza a Roma, perché l’affianchino nell’assalto al quartier generale, condizionando l’esistenza di questo come di qualsiasi altro governo alle indispensabili riforme di fondo fiscali e burocratiche. Senza le quali a “procombere” non sarà il Veneto e neppure il Nordest, ma l’Italia tutta.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Video