«Macché strozzino: ho fatto solo del bene»
BELLUNO. «Cravattaro», si dice a Roma. Umberto Ragnetti ha gridato tre volte, con un inconfondibile accento capitolino, di non aver mai chiesto interessi da usura su un prestito a una coppia di bellunesi.
Il 76enne postino in pensione è accusato di estorsione e usura, ma ha respinto tutti gli addebiti della procura della Repubblica, anche in maniera colorita. Quello che bisogna ancora sentire è un avvocato che non è la prima volta che non si fa vedere e ieri risultava a Genova. È stato multato per 300 euro dal giudice Coniglio, che ne ha anche disposto l’accompagnamento per l’udienza del 16 marzo, a mezzogiorno. Ragnetti potrà anche non venire, visti i suoi problemi di salute, e tutto il tempo che ci ha messo per arrivare in treno.
È stato sentito dal suo avvocato difensore Rech e dal procuratore Pavone e ha giurato di aver fatto solo del bene, nient’altro che il suo dovere. Un po’ di confusione su lira ed euro, ma quello che risulta dagli atti è che avrebbe prestato 40 milioni di lire e 43 mila euro in contanti dal 1995 in poi.
Secondo l’accusa, ne avrebbe chiesti indietro 135.392, il che significa con più del 100 per cento d’interessi.
I rapporti erano amichevoli e aveva anche preso la liquidazione, di conseguenza i soldi li aveva e li ha prestati a una coppia, che ha anche raggiunto a Belluno e con la quale ha vissuto insieme, ripagando l’ospitalità con il lavoro.
Quando si è trattato di vederseli restituire, ha spiegato di essersi messo a un tavolo con la controparte e aver fatto i conti: un assegno e alcune cambiali per 1.200 euro al mese, due delle quali non andranno a buon fine. Le firme erano quelle della donna, perché il marito ha avuto qualche problema.
Nessuna minaccia, ci mancherebbe: «Quelli vengono su e ti gambizzano. Tua moglie sarà costretta a prostituirsi» sono frasi che lui dice di non aver mai detto. Tanto meno che l’alternativa poteva essere quella di vendersi un rene, in mancanza dei soldi. Lui si dichiara innocente su tutta la linea: quei soldi gli servivano, perché aveva anche lui dei «buffi», dei debiti. Il processo continua a metà di marzo. (g.s.)
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