Macigno precipita dal monte Avena sfondando la tettoia di un’azienda agricola
Non ci sono state conseguenze per le persone. Il macigno è precipitato per seicento metri nonostante la barriera paramassi
Un masso della dimensione di due metri cubi si è staccato dal versante instabile del monte Avena e ha sfondato la tettoia del riparo dei mezzi di un’azienda agrotecnica, quella di Giacinto Cerato di via Marconi, dove in quel momento non erano ricoverati animali, né fortunatamente persone.
Il masso ha sfondato la tettoia ed ha finito la sua corsa sul rimorchio autocaricante destinato alla raccolta del fieno, danneggiandolo pesantemente.
È successo giovedì, i danni ingenti sono stati documentati ed è stata fatta una relazione tecnica dal professionista Fabio Maddalozzo per la proprietà. Ed è stata interessata l’amministrazione comunale che ha allertato la Provincia.
La prima valutazione pubblica è stata fatta ieri, quando il geologo Ennio Chiesurin su disposizione della Provincia si è portato sul luogo ed entro breve produrrà una relazione.
«Nonostante la barriera paramassi che è stata installata anni fa», spiega il sindaco Giorgio Slongo, «il masso che si è staccato seicento metri sopra il punto in cui è poi precipitato era molto grosso e nel suo rotolamento a valle ha trovato una grossa pianta che ha fatto da “trampolino” e si è abbattuto con forza sulla struttura. Abbiamo chiesto un sopralluogo urgente per escludere che ci fossero problemi di pericolo immediato anche per il nucleo abitativo nei pressi della stalla e nei prossimi giorni contiamo di avere un confronto con la Provincia per capire che tipo di interventi sono da programmare, a tutela della pubblica incolumità, data l’instabilità del versante montuoso».
«Quando arriverà la relazione del geologo Chiesurin che si è inoltrato fino a un certo punto del versante riservandosi di completare l’indagine», spiega Massimo Bortoluzzi, consigliere provinciale con delega alla difesa del suolo, «faremo un’analisi completa di una condizione idrogeologica che il professionista mi ha già confermato essere piuttosto critica. Risulta ci siano altre attività commerciali, nelle vicinanze della stalla coinvolta. L’intera area è instabile. Questo caso come tanti altri in provincia ci deve far riflettere seriamente sulla pianificazione urbanistica, da ora in avanti i sindaci dovranno considerare bene come e dove autorizzare edificazioni, senza il timore di essere impopolari se c’è di mezzo la pubblica incolumità. Anche perché non possiamo creare barriere paramassi o alzare e rinforzare le esistenti in zone dove non c’è la certezza sulla funzionalità nel futuro: un conto è prevedere e contenere il distacco di un masso da un metro cubo, un altro è dover constatare che ce ne sono di ben altra dimensione. Per Fonzaso, nello specifico, la prossima settimana faremo un summit e valuteremo se e come rinforzare la struttura già predisposta o considerare altre soluzioni, sempre con un occhio sull’efficacia degli interventi da prospettare. Mi spiego: in due giorni, fra Sovramonte e la frana di Moline che ha comportato lo sgombero di un’abitazione, e adesso Fonzaso con il versante del Monte Avena che potrebbe riservare altre sorprese, si è posto subito il problema delle risorse finanziarie. Prima di ogni programmazione finanziaria è necessario capire se gli interventi saranno efficaci oppure delle misure palliative che poco contano a fronte dell’imprevedibilità della natura». —
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