Maestri di sci a reddito zero e scuole stritolate dai costi anche nella Cortina mondiale

Nella conca Ampezzana almeno gli alberghi sono pieni per le gare. Due settimane di tregue, e per alcune categorie neppure quelle 

CORTINA. Nella Cortina vestita a festa non c’è pace per il turismo della neve. I mondiali di sci alpino hanno riportato tanta gente negli alberghi, offrendo un periodo di tregua anche a bar e ristoranti. Da lunedì però, conclusa la rassegna iridata, si tornerà a fare i conti con la dura realtà, resa tale dall’ultimo decreto che rinvia al 5 marzo l’apertura degli impianti sciistici.

Una decisione accolta con profonda amarezza dalle scuole sci che, anche a Cortina, stanno soffrendo in silenzio. «Solo a Cortina lavorano 400 maestri di sci, 150 dei quali fanno parte della nostra scuola», fa sapere Giovanni Alverà, presidente della scuola sci di Cortina contraddistinta dalle tute rosse e dall’anno di fondazione che risale al 1933. «Dei nostri, una trentina oggi sono impegnati con i mondiali e un’altra ventina stanno lavorando come allenatori. Tutti gli altri sono a casa e vi resteranno ancora a lungo senza percepire un euro. I maestri di sci sono liberi professionisti, non hanno contratti di lavoro e di conseguenza non possono contare neanche sulla cassa integrazione. Per quanto riguarda le scuole sci la situazione si presenta decisamente preoccupante perché, a fronte dell’assenza di introiti, ci sono le spese fisse che nessuno ha cancellato. L’unica speranza è che gli attesi ristori possano riguardare anche la nostra categoria, in caso contrario rischiamo seriamente di sparire».

Chiede chiarezza anche Maurizio Sommariva della scuola sci M’Over by Kristian Ghedina che offre un chiarimento a chi opera sulla neve nel pieno rispetto delle normative: «I maestri di sci abilitati a lavorare sono quelli che hanno conseguito la qualifica di allenatore. Lo chiarisco perché in pochi lo sanno, probabilmente anche tra le istituzioni. Personalmente mi sono sentito attaccato più di una volta perché abilitato a lavorare come allenatore. Mi sono sentito dire “proprio tu”, come se stessi facendo qualcosa di male. Proprio io cosa? Il comparto è fermo da quasi un anno, sono pochi coloro che possono permettersi di non lavorare per tutto questo tempo. C’è poi il discorso dei ristori: sentiamo parlare di turismo della neve, ma le scuole sci nessuno le ha mai nominate. Eppure le scuole sci hanno costi fissi da sostenere. Costi che a Cortina si presentano peraltro elevati».

Altro settore in ginocchio, anche nella Cortina mondiale, è quello dei noleggi di sci: «In questi mesi ho perso fino al 95% degli incassi», fa sapere Jgor Scappin del noleggio Ski and More situato alla partenza della funivia Faloria, «resto aperto solo perché ho sedici paia di sci da alpinismo e le ciaspe altrimenti potrei anche chiudere e restare a casa ad aspettare non so bene cosa. I mondiali di Cortina non hanno offerto alcun impulso al nostro settore perché gli sciatori professionisti, così come le scuole sci e gli sci club abilitati a frequentare le piste non hanno bisogno di un noleggio. Avremmo preferito sentirci dire che per quest’anno sarebbe rimasto tutto chiuso, ce ne saremmo fatti una ragione. Abbiamo atteso invano una ripartenza che non ci sarà. Questo ha aggiunto rabbia alla già enorme delusione». —

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