Maestro elementare calunniò la preside
CENCENIGHE. Calunniò la preside. Il maestro Alberto Fistarol è arrivato fino alla Corte di Cassazione, per cercare di farsi cancellare del tutto la condanna a tre anni di reclusione sentenziata in primo grado dal Tribunale di Belluno. La Corte d’Appello aveva dimezzato la pena, portandola a un anno e sei mesi con la sospensione condizionale, mentre la suprema corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, disponendo il pagamento delle spese processuali e di duemila euro alla cassa delle ammende.
I fatti sono del 2 maggio 2011, durante la ricreazione, quando tra Fistarol e la dirigente scolastica Maria Rosa Salmazo ci fu una lite, dopo la consegna a mano all’insegnante di una raccomandata con una contestazione disciplinare. La lettera era stata ritirata da Salmazo, invece che dal destinatario. Quest’ultimo sostiene di essere stato strattonato e di aver subìto una forte pressione sulla spalla destra. Il 4 agosto è andato alla caserma dei carabinieri e ha presentato una querela per lesioni, che si sarebbero concretizzate in questa presunta aggressione fisica.
Durante le indagini preliminari, il pubblico ministero accertò che la versione non aveva fondamento, perché i testimoni ascoltati avevano smentito che vi fosse stato un contatto fisico tra i due. L’inchiesta per lesioni era stata quindi archiviata e il maestro si era ritrovato dall’altra parte della sbarra, imputato a sua volta con l’accusa di calunnia.
Ad aggravare la posizione di Fistarol si è aggiunto un elemento presentato dall’avvocato di parte civile Michele Fusina, che ha trovato un’altra querela presentata dal maestro sempre contro la preside, in una data precedente a quella della presunta lesione alla spalla. La Procura aveva chiesto un anno e sei mesi e ne ha ottenuti tre. In Appello, il difensore Massimiliano Paniz ha spuntato uno sconto sostanzioso e rimaneva in ricorso in Cassazione, che è stato rigettato per tutta una serie di motivi.
Neanche la moglie di Fistarol si è accorta del dolore fortissimo a una spalla sofferto e, in realtà, non c’è stato alcun contatto fisico tra le parti, di conseguenza alcuna lesione da denunciare. La sentenza emessa dalla Corte d’Appello è diventata definitiva e ci sono spese e cassa ammende da pagare. —
Gigi Sosso
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