Maggior spazio a formazione e part time

Sono i punti principali dell’ipotesi di piattaforma sindacale 2019-2021 presentata a Belluno per disciplinare il comparto



Formazione, part time, aumento salariale e maggiore partecipazione dei lavoratori. Sono alcuni dei punti cardine proposti dal sindacato per il nuovo contratto nazionale del settore dell’occhialeria. Una piattaforma che sarà divisa in due livelli di contrattazione: quella nazionale, appunto, e quella aziendale. Il documento è stato presentato ieri al centro Giovanni XXIII di piazza Piloni alla presenza dei segretari nazionali (Raffaele Salvatoni per Femca Cisl e Lucio Ottimo di Filctem Cgil) e regionali. A moderare l’incontro l’esponente della Uiltec Uil Belluno-Treviso, Rosario Martines. Presenti i rappresentanti sindacali delle fabbriche del comparto. Il contratto collettivo nazionale dell’occhialeria 2019-2021 interessa 17.284 addetti, quasi 13 mila soltanto nel Bellunese, dove sono concentrati praticamente tutti i colossi del settore, a cominciare da Luxottica-Essilor.

formazione

Tra i punti salienti dell’ipotesi sindacale rientra la formazione. Tra le novità che il sindacato vorrebbe veder introdotte c’è la realizzazione di «un libretto formativo che certifichi i corsi e le competenze acquisite dai lavoratori e dalle lavoratrici, libretto che deve essere riconosciuto anche dalle aziende del settore», ha detto Salvatoni. La formazione, hanno infatti precisato i segretari nazionali e le rsu, diventerà sempre più importante, viste le sfide che attendono il settore nei prossimi anni. Sarà determinante avere conoscenze e competenze specifiche per riuscire a rimanere non solo nel mercato, ma anche per mantenere il proprio posto di lavoro. Su questo punto, è stata sottolineata l’importanza di poter disporre delle 100 ore per il diritto allo studio.

Part Time

Grande rilevanza è data anche al lavoro a tempo parziale, cioè al part time. Il documento sindacale, infatti, chiede di “aumentare la percentuale complessiva di part time dall’attuale 8% al 10% e dal 2 al 4% per il rientro dalla maternità e per la cura del bambino fino ai 12 anni”. Part time da sviluppare con nuovi modelli di lavoro, vale a dire a tempo determinato o a rotazione, come già sperimentato in alcune aziende con ottimi risultati: «In questo modo, sarà data a tutti la possibilità di poterne beneficiare per rispondere a determinate esigenze familiari», hanno evidenziato alcune rsu. Quindi, via libera a part time per chi ne fa richiesta per brevi periodi, ma solo in risposta ad esigenze contingenti. «Anche perché lavoro a tempo parziale significa salari più bassi, meno contributi e pensioni più basse», ha sottolineato Milena Cesca della Femca Cisl.

l’aumento salariale

È pari a 115 euro l’aumento economico mensile, da spalmare in tre anni, richiesto dai sindacati ai datori di lavoro, «per garantire la difesa del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori». Per quanto riguarda l’elemento perequativo si chiede il passaggio dagli attuali 320 euro annui ai 380 «così da agevolare anche quei lavoratori che non possono accedere alla contrattazione di secondo livello». Inoltre è richiesto l’incremento percentuale salariale sulle diverse tipologie di lavoro straordinario: +35% sul sabato lavorato, +50% sul festivo, +40% sul notturno. Infine, si chiede di passare da 16 a 32 ore di lavoro straordinario in banca ore. —



Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi