«Mai più la guerra, inutile strage»
Il forte monito di Benedetto XVI dal Cadore, terra di pace e ospitalità
L'Angelus in piazza a Lorenzago
LORENZAGO.
Non importa che anziché 10 mila, secondo le previsioni dell’immediata vigilia, siano arrivati in 6 mila. Tutti, invece, sono rimasti colpiti dai contenuti dell’Angelus del papa. A cominciare da quel riconoscimento pronunciato a braccio: questa è sempre stata terra di pace e di ospitalità. Una terra da proporre come modello. E da un altro riconoscimento ancora: «Voi conservate molto bene questo bel giardino di Dio».
Montagne di bellezza e di sangue.
Montagne di bellezza, ma anche di sangue, 90 anni fa. E’ davanti alle cime dolomitiche che Benedetto XVI rivolge uno struggente appello alla pace. «Gli uomini cedono alle tentazioni del maligno e si fanno guerra gli uni agli altri. La conseguenza è che, in questo stupendo giardino che è il mondo, si aprono spazi d’inferno». Della necessità di pace, perfino nella musica, Ratzinger aveva parlato venerdì sera a conclusione di un concerto di cori alpini. Ieri la sua insistenza - davanti, fra gli altri, a due cardinali, Scola e Zen, al presidente dei vescovi italiani, Bagnasco, e alle numerose autorità e decine di sindaci - è andata oltre i limiti che si attendono agli Angelus. «Mai più la guerra», ha ripetuto con i predecessori. Si faccia strada finalmente il diritto. Il primo agosto cade il 90º anniversario della “nota” che Benedetto XV indirizzò alle “potenze belligeranti” per sollecitare che ponessero fine alla Grande guerra. Il papa coglie l’occasione per stigmatizzare «gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo».
Cadore di pace.
«Da questo luogo di pace, in cui anche più vivamente si avvertono come inaccettabili gli orrori delle “inutili stragi”», ha sottolineato con forza, «rinnovo l’appello a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni con vecchi sistemi». Benedetto XVI è a riposo da due settimane tra i boschi ai piedi del Cridola, rientrerà a Roma venerdì. «In questi giorni di riposo che, grazie a Dio, sto trascorrendo qui in Cadore», ha detto, «sento ancor più intensamente l’impatto doloroso delle notizie che mi pervengono circa gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo». Benedetto XVI alza gli occhi al cielo, scruta le creste del Cridola, e aggiunge: «Se gli uomini vivessero in pace con Dio e tra di loro, la Terra assomiglierebbe veramente a un paradiso. Il peccato purtroppo ha rovinato questo progetto divino, generando divisioni e facendo entrare nel mondo la morte».
Il maligno.
In chi s’incarna il maligno? Il papa non lo dice. Ma lo fa intendere. E indica, invece, i suoi effetti... maligni. La guerra, ha aggiunto, «è da sempre giustamente considerata una calamità che contrasta con il progetto di Dio, il quale ha creato tutto per l’esistenza e, in particolare, vuole fare del genere umano una famiglia». Il papa ricorda il primo conflitto mondiale. «Mentre imperversava quell’immane conflitto, il papa ebbe il coraggio di affermare che si trattava di un’inutile strage. Questa sua espressione si è incisa nella storia. Essa si giustificava nella situazione concreta di quell’estate 1917, specialmente su questo fronte veneto. Ma quelle parole, inutile strage, contengono anche un valore più ampio, profetico, e si possono applicare a tanti altri conflitti che hanno stroncato innumerevoli vite umane». Insiste il pontefice: «Proprio queste terre in cui ci troviamo, che di per se stesse parlano di pace e di armonia, sono state teatro della prima guerra mondiale, come ancora rievocano tante testimonianze ed alcuni commoventi canti degli alpini».
Non dimenticare.
Ebbene, «sono vicende da non dimenticare». Ed ecco l’impegno per tutti gli uomini di buona volontà. «Bisogna fare tesoro», sostiene, «delle esperienze negative che purtroppo i nostri padri hanno sofferto, per non ripeterle. La Nota del Papa Benedetto XV non si limitava a condannare la guerra; essa indicava, su un piano giuridico, le vie per costruire una pace equa e duratura: la forza morale del diritto, il disarmo bilanciato e controllato, l’arbitrato nelle controversie, la libertà dei mari, il reciproco condono delle spese belliche, la restituzione dei territori occupati ed eque trattative per dirimere le questioni. La proposta della Santa Sede», ha sottolineato, «era orientata al futuro dell’Europa e del mondo, secondo un progetto cristiano nell’ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato sul diritto delle genti. E’ la stessa impostazione che i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno seguito nei loro memorabili discorsi all’Assemblea delle Nazioni Unite, ripetendo, a nome della Chiesa: mai più la guerra».
Lorenzago.
«Trovandomi nella piazza di Lorenzago, desidero rivolgere il mio saluto più cordiale agli abitanti di questo bel paese», ha concluso Benedetto XVI, «che mi hanno accolto con tanto affetto e ringrazio nuovamente il sindaco e l’amministrazione comunale per la solerte ospitalità, come pure le autorità della Regione e della Provincia, e i sindaci di tutto il Cadore».
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