Mais, compromessi due terzi del raccolto

Gli agricoltori: danneggiati dalla pioggia, dovremo comprare altrove il mangime. Problemi per la concimazione dei campi
Di Paola Dall’anese
MALAGOLI.DANNI CINGHIALI FAM. BORGATO TORREGLIA
MALAGOLI.DANNI CINGHIALI FAM. BORGATO TORREGLIA

BELLUNO. Raccolta di mais praticamente perduta, ortaggi marciti e impossibilità di spargere il concime necessario per rendere più fertili i campi, in vista della prossima semina primaverile.

Si conferma un anno horribilis il 2014 per il settore primario dell’agricoltura nel Bellunese. Lo confermano tutte le sigle di categoria, dalla Coldiretti alla Cia, fino a Confagricoltura. E non si sa ancora cosa succederà il prossimo inverno. «Dall’ottobre del 2013 ad oggi», confessa Silvano Dal Paos della Coldiretti, «le aziende bellunesi hanno avuto una perdita economica del 40% e lo stesso vale per gli agriturismi. Ogni azienda ha dovuto prelevare risorse dal fondo cassa per poter proseguire l’attività e ora che dovremo attuare il Piano di sviluppo rurale, ci troviamo senza soldi, costretti a chiedere aiuto alle banche. La speranza è che finisca di piovere al più presto, per poter entrare nei campi e prepararli all’inverno».

Il problema maggiore riguarda, però, il foraggio. «L’anno scorso abbiamo raccolto 60 mila quintali di granella di granturco, quest’anno speravamo almeno di arrivare a 50, invece siamo attestati attorno a quota 20 mila, almeno per quanto riguarda il nostro consorzio», prosegue Dal Paos. «Consideriamo, poi, che se il mais è troppo bagnato, la sua qualità viene pregiudicata. In poche parole, il suo assorbimento causa negli animali che lo consumano la formazione di alcune tossine che pregiudicano il latte. L’allevatore è così costretto ad acquistare fieno da altri paesi con un aggravio di costi». Il capo della Coldiretti spiega che «tutto il mais rimasto sui campi che dovrà essere buttato non verrà preso nemmeno dagli impianti di biomassa».

I disagi riguardano anche la concimazione, come evidenzia Marta Zampieri della Cia. «Abbiamo dei tempi prefissati per spargere il letame e siamo già fuori. Se non si riesce a farlo al più presto, rischiamo di dover saltare il primo passaggio e di dover attendere quello di marzo. Oltre al danno per i nostri campi, gli allevatori saranno costretti a tenere tutto il letame nelle concimaie che si riempiranno a dismisura. Dove lo butteremo, allora?».

D’altra parte entrare nei campi non è possibile visto che i macchinari, molto pesanti, sprofonderebbero nella terra. Lo spargimento era previsto per i primi giorni di novembre, ma le associazioni hanno chiesto una proroga, che scade sabato. «Per mettere il concime non deve piovere per tre giorni consecutivi e non deve esserci neve», continua Zampieri, «e qui è pressoché impossibile. L’unica speranza è che il maltempo ci dia un attimo di tregua».

«Ci auguriamo che venga il freddo», conclude Diego Donazzolo di Confagricoltura, «perché un altro anno come quello che si sta concludendo, con tanta neve e pioggia ma poco freddo, sarebbe un disastro».

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