Malato di osteomielite attende 12 ore il ricovero
Un paziente pugliese che si è presentato all’ospedale Codivilla alle 9 del mattino ma è finito in un letto a Belluno alle 22. «Abbiamo diritto di essere curati»
Alla sede della Usl in via Feltre ieri sono arrivati anche dipendenti di altri uffici pubblici tutti con in mano le cartelle pazze inviate dall'Erario
BELLUNO-CORTINA. Dodici ore di attesa per essere ricoverato in ospedale per l’infezione ossea. È l’odissea capitata ad un 51enne pugliese, L.A.R. (queste le iniziali per tutelare la sua privacy). L’uomo, accompagnato dalla moglie, è salito mercoledì scorso dalla provincia di Foggia per rivolgersi al Putti di Cortina dove andava spesso a curare la sua osteomielite. Un’infezione che si ripresenta ciclicamente e che questa volta gli ha procurato anche la febbre. Il paziente e sua moglie, però, ignoravano i cambiamenti avvenuti in questi ultimi mesi all’ospedale cortinese, un tempo specializzato nella cura di questa patologia ossea. E quindi non sapevano che ora si trattano soltanto le infezioni chiuse, e non quelle purulente, come quella che aveva il 51enne.
Così giovedì mattina la coppia si rivolge al Putti, ma viene rinviata al punto di primo intervento del Codivilla. «Quando siamo arrivati hanno messo mio marito su una sedia a rotelle, con un giaccone addosso e hanno detto di attendere. Siamo finiti anche sul piazzale dell’ospedale perché, tra le altre cose, era in corso la prova di evacuazione. E quindi abbiamo atteso alcune ore prima di essere visti dal medico del punto di primo intervento», racconta la moglie. Una volta visitato, il paziente viene quindi inviato in ambulanza a Belluno.
Verso il pomeriggio la coppia giunge al San Martino e precisamente all’unità operativa di Malattie infettive. «E qui l’accoglienza non è stata delle migliori, ci siamo sentiti trattati molto male ma non lasceremo correre», commenta la coppia.
«Da un articolo di un giornale locale avevamo letto che l’Usl assicurava che le osteomieliti venivano prese in carico a Belluno dal reparto di Malattie infettive, senza alcun problema. E forti di questo pensavamo che tutto sarebbe andato bene. Invece ci siamo sentiti dire che non c’era posto nell’unità operativa. Il primario ha quindi chiamato una sua assistente a cui ha dato l’incarico di seguirci e poi se n’è andato. E alla fine tra una cosa e l’altra siamo stati sistemati in un letto nel reparto di Ortopedia alle dieci di sera, praticamente dopo più di 12 ore di attesa, mentre mio marito continuava ad avere la febbre alta».
La coppia si dice indignata ed intenzionata a denunciare quanto subito.
A dire la verità la moglie del paziente aveva cercato di raccontare la vicenda e far intervenire le forze dell’ordine già quel giorno a Belluno «visto che mio marito non veniva ricoverato, ma senza risultato».
«Siamo dei cittadini che pagano le tasse e come tali pretendiamo di essere curati», dice la coppia. «Quando una persona va in ospedale significa che sta male e che ha bisogno di aiuto. Essere curati è un diritto del cittadino e un dovere dei medici. Ci dispiace che al Putti non trattino più l’osteomielite, ci eravamo sempre trovati bene. Ora attendiamo che l’infezione venga risolta e poi ci hanno detto che dovremmo tornare a Cortina».
La direzione sanitaria dell’Usl, tirata in causa, precisa che «da Cortina il paziente è stato indirizzato a Belluno dove è presente una unità operativa di Malattie infettive. Si è presentato nel tardo pomeriggio, è stato accolto e dopo la valutazione del medico infettivologo di turno è stato ricoverato con i tempi tecnici necessari».
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