Malga Sant’Anna celebra quarant’anni dalla rinascita
TAMBRE . Un amore che dura da 40 anni. È quello che lega Diego Bortoluzzi alla malga di Sant’Anna a Tambre, in procinto di celebrare la ricorrenza del 9 giugno con una festa sottolineata dalla banda e dal coro ingaggiati per l’occasione. Fu infatti il 9 giugno di 40 anni fa che il giovane Diego, con moglie e i primi due figli ancora in età prescolare, rilevò la vecchia malga di Sant’Anna, frazione di Tambre, a due passi dal bosco del Cansiglio.
«I pascoli di Sant’Anna a seguito di una lottizzazione decisa per ospitare quanti volessero fondare nuove case su terreni solidi dopo le alluvioni di fine anni Sessanta erano stati notevolmente ridimensionati per lasciar posto a una frazione di un centinaio di case», spiega Stefano Campostrini, docente di Statistica sociale e direttore del centro “Governance & social innovation” all’università Ca’ Foscari Venezia, ma soprattutto conoscitore, amico ed estimatore di questa realtà imprenditoriale virtuosa e della conca dell’Alpago in cui ormai è di casa.
«La vecchia malga, al centro del nuovo borgo, era in stato di quasi abbandono quando Diego e famiglia vi entrarono alla fine degli anni Settanta», racconta, «un mutuo per acquistare le poche vacche, l’abitazione ricavata da un prefabbricato usato nel terremoto del Friuli e tanta passione. Diego negli anni è diventato un punto di riferimento non solo per abitanti e residenti temporanei, ma per tutti i villeggianti che sono passati in questa parte dell’Alpago».
«Non si possono contare quanti hanno sostato a comprare le sue ricotte e hanno trovato dietro al bancone un sorriso, una storia e, per chi volesse, un’ombra e tanta convivialità», prosegue Campostrini, «con questo impegno sono stati pagati i debiti, si è costruita una stalla (oggi sotto la responsabilità del figlio maggiore), si sono comprati dei cavalli che estate e inverno fanno ormai parte del paesaggio di Sant’Anna. Nell’ex-malga di fronte a quella in cui con arte antica si fanno i formaggi ora c’è la sala e la cucina dell’agriturismo condotto dalla figlia Ester e dal genero Luca ai fornelli, mentre il ventenne Silvio, ultimo nato, ha preso da poco in mano la creazione dei formaggi».
Si preannuncia quindi un festoso anniversario per quella che il docente di Ca’ Foscari e amico dell’Alpago definisce «un’innovazione sociale ben riuscita e una bellissima storia che mostra come qualcuno abbia pensato già molto tempo fa a “riprendersi il territorio”, a far rivivere le tradizioni, pur innovando in qualcosa, e come questo abbia creato benessere non solo per chi ha promosso questa avventura, ma per tutto il territorio circostante».
Ezio Franceschini
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