Maltratta gli alunni, maestra condannata

Un anno e sei mesi ad una insegnante di religione accusata di aver creato un clima di terrore in una quinta della Valbelluna

BELLUNO. L’insegnante di religione bestemmiava. Ma il peggio è che aveva creato un clima di terrore in una quinta elementare della Valbelluna. I bambini avevano paura di questa maestra, che ieri è stata condannata a un anno e sei mesi (pena sospesa) per maltrattamenti dal giudice Elisabetta Scolozzi. Le motivazioni sono attese entro 60 giorni e la loro lettura permetterà all’avvocato difensore Monica Casagrande di organizzare l’appello. Nel frattempo, c’è anche un procedimento disciplinare nei confronti della donna avviato dal Provveditorato agli studi. Nessun nome e cognome da fare, di fronte ad alunni, che all’epoca dei fatti avevano appena 10 anni. Si parla dell’anno scolastico 2011/2012, quando alla procura della Repubblica arriva la denuncia di un padre, che lamenta una serie di episodi a prima vista incredibili: tentativi di schiaffi sul viso, vere e proprie sberle, strattoni e lancio di goniometri e quaderni.

Le indagini vengono affidate al sostituto procuratore Simone Marcon, che nomina una psicologa come consulente. Alcuni bambini vengono ascoltati in un luogo protetto e convincono la procura di essere stati maltrattati da questa maestra. Raccontano di sentirsi maltrattati e minacciati di essere mandati dal preside o fuori dalla porta, in un contesto quotidiano di malessere, ansia e paura. Scattavano anche note ingiustificate sul libretto personale, senza sottovalutare le continue sgridate, più o meno mortificanti. Quando si arrabbiava, la donna urlava, sbatteva la porta e si lasciava andare a parolacce o addirittura a bestemmie. Un metodo educativo il suo fondato sull’intimidazione, sulla violenza verbale e psicologica, sulla denigrazione sistematica della personalità degli alunni, che puniva senza motivo.

Ieri mattina la discussione con il giudice Scolozzi che ha deciso per una condanna a un anno e sei mesi, con pena sospesa e questo sulla base della richiesta del pubblico ministero Sandra Rossi. Una sentenza considerata troppo pesante dalla difesa, dell’imputata che per questo presenterà appello, in maniera da ottenere, come minimo, uno sconto o addirittura un’assoluzione.

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